Per Natale non son riuscita a trovare il gattuccio, pesce che in questo periodo natalizio dovrebbe abbondare sui banchi del mercato ma io non l'ho visto ed alla burrida non ci rinuncio. Mi è venuta l'idea che forse con un altro pesce avrei potuto farla ugualmente. Ho provato col pesce spada; ho comprato delle belle fette di pesce spada fresco. Appena arrivata a casa ho tagliato le fette a tocchetti non troppo piccoli e l'ho messo a cuocere con olio ed aglio; ho aggiunto un pò di acqua ed ha finito di cuocere per due minuti circa; il posce spada non si presta a lunghe cotture, diventa stopposo. In un tegame ho fatto scaldare dell'olio ho aggiunto uno spicchio d'aglio e fatto inbiondire e poi l'ho levato. In quell'olio ho aggiunto le noci schiacciate per bene avendo cura di spegnere subito il fuoco perchè la pelle delle noci, cuocendo diventa amara. Ho aggiunto il tanto di vernaccia che serviva a coprire tutti i bocconcini di pesce spada, circa mezzo bicchiere ed un quarto di bicchiere di aceto. Ho disposto i bocconcini in un piatto di portata concavo piuttosto alto ed ho aggiunto la salsa di noci. Occorre lasciare il tutto per almeno due giorni, in modo che il pesce assorba gli ingredienti. So che a molti non piace la consistenza della noce, quindi consiglio di passare la salsa al mixer.
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domenica 27 dicembre 2020
martedì 29 gennaio 2019
Il kefir di latte - Cos'è? Come si utilizza?
Il Kefir è una bevanda ottenuta dalla fermentazione del latte, quindi ricca di fermenti lattici e di probiotici, a lieve grado alcolico. Il Kefir, che deriva da Keif, ossia benessere in armeno, proviene dalla zona caucasica e vi sono diverse leggende che gli ruotano intorno. Tra le tante, quella dello zar Nicola II che condannò il principe a donare 10 libbre di Kefir alla bella Irina Sachkarova dopo aver tentato il suo rapimento. Irina provò a divulgare il Kefir in Russia e nel 1908 fu perfino tentata la sua commercializzazione ma era molto difficile seguire un preciso processo produttivo. Intorno al 1930 fu trovato un metodo alternativo, efficace quanto quello tradizionale.
Il governo russo, resosi conto dei benefici che il kefir apportava alla popolazione, mandò una lettera di encomio alla ormai 83 enne Irina, quale ringraziamento. Addirittura si racconta che il profeta Maometto, di passaggio nel Caucaso, avrebbe lasciato alcuni grani di kefir agli avi dei montanari della regione, i Grani del Profeta erano custoditi gelosamente ed in maniera accurata, perchè una volta svelato il loro segreto, sarebbero cessati i suoi benefici. Il Kefir era considerato come un bene di famiglia e tramandato di generazione in generazione sempre all'interno delle zone caucasiche. Soltanto nei primi anni del novecento, alcuni medici e studiosi, si accorsero dell'esistenza del Kefir ed iniziarono a studiarlo come rimedio utile nel trattamento della tubercolosi, e per curare le malattie dello stomaco e dell'intestino. Il premio Nobel Ilya Ilyich Mechnikov era convinto che il latte fermentato come il Kefir, preservasse il fisico dall'invecchiamento e da tante malattie. In effetti Mechnikov morì a 71 anni, ben oltre l'età media dell'epoca. Si iniziò a produrre il kefir su larga scala solo negli anni trenta ma ancora oggi non si è compresa ancora bene la sua composizione, fatta di fermenti lattici e lieviti, agglomerati in una sostanza gelatinosa, un concentrato di micro organismi buoni, detti probiotici che arrivando all'intestino, ne migliorano la funzionalità e le difese immunitarie di cui è il maggior responsabile, perchè il Kefir arrichisce la flora batterica.
Il Kefir si ottiene tenendo i granuli ammollati nel latte di giornata intero o parzialmente scremato, per almeno 24 ore , 50 grammi di granuli per una tazza di latte; lo si può tenere in frigo, ma alcuni ceppi batteriologici si assopiscono, oppure a temperatura ambiente, tutti i ceppi possono lavorare al meglio e digerire per noi il lattosio, così anche le persone intolleranti potranno berlo. Al termine delle 24 ore si scolano i grani con un passino a maglie fitte, così da non perdere le nuove infiorescenze di Kefir ed il latte reso fluido si potrà bere con frutta fresca o secca e con pane o biscotti. I granuli appena scolati, senza lavarli verranno introdotti in altro latte e conservati in un contenitore di vetro trasparente col tappo di plastica bucherellato, perchè il Kefir emette dei gas che devono essere sprigionati. Ricordate che i granuli non si lavano mai con l'acqua, eventualmente solo con poco latte. Il kefir scolato si può conservare in frigorifero anche due giorni. Con il Kefir si possono fare tante cose, innanzitutto in cucina si può usare come lievito per fare pane o pizza, dolci come torte o biscotti; si può fare il formaggio fresco spalmabile oppure quello stagionato; i granuli che si riproducono non si buttano, possono essere regalati o surgelati in vetro col latte oppure usati come concime per le piante o ancora aggiunti al cibo del cane. Per avere i granuli in regalo, basta andare su Facebook e digitare Kefir e vi appariranno tanti siti in cui iscrivervi per essere inseriti nelle mappe dei donatori di Kefir o tra coloro che li vorrebbero ricevere.
Il governo russo, resosi conto dei benefici che il kefir apportava alla popolazione, mandò una lettera di encomio alla ormai 83 enne Irina, quale ringraziamento. Addirittura si racconta che il profeta Maometto, di passaggio nel Caucaso, avrebbe lasciato alcuni grani di kefir agli avi dei montanari della regione, i Grani del Profeta erano custoditi gelosamente ed in maniera accurata, perchè una volta svelato il loro segreto, sarebbero cessati i suoi benefici. Il Kefir era considerato come un bene di famiglia e tramandato di generazione in generazione sempre all'interno delle zone caucasiche. Soltanto nei primi anni del novecento, alcuni medici e studiosi, si accorsero dell'esistenza del Kefir ed iniziarono a studiarlo come rimedio utile nel trattamento della tubercolosi, e per curare le malattie dello stomaco e dell'intestino. Il premio Nobel Ilya Ilyich Mechnikov era convinto che il latte fermentato come il Kefir, preservasse il fisico dall'invecchiamento e da tante malattie. In effetti Mechnikov morì a 71 anni, ben oltre l'età media dell'epoca. Si iniziò a produrre il kefir su larga scala solo negli anni trenta ma ancora oggi non si è compresa ancora bene la sua composizione, fatta di fermenti lattici e lieviti, agglomerati in una sostanza gelatinosa, un concentrato di micro organismi buoni, detti probiotici che arrivando all'intestino, ne migliorano la funzionalità e le difese immunitarie di cui è il maggior responsabile, perchè il Kefir arrichisce la flora batterica.
Il Kefir si ottiene tenendo i granuli ammollati nel latte di giornata intero o parzialmente scremato, per almeno 24 ore , 50 grammi di granuli per una tazza di latte; lo si può tenere in frigo, ma alcuni ceppi batteriologici si assopiscono, oppure a temperatura ambiente, tutti i ceppi possono lavorare al meglio e digerire per noi il lattosio, così anche le persone intolleranti potranno berlo. Al termine delle 24 ore si scolano i grani con un passino a maglie fitte, così da non perdere le nuove infiorescenze di Kefir ed il latte reso fluido si potrà bere con frutta fresca o secca e con pane o biscotti. I granuli appena scolati, senza lavarli verranno introdotti in altro latte e conservati in un contenitore di vetro trasparente col tappo di plastica bucherellato, perchè il Kefir emette dei gas che devono essere sprigionati. Ricordate che i granuli non si lavano mai con l'acqua, eventualmente solo con poco latte. Il kefir scolato si può conservare in frigorifero anche due giorni. Con il Kefir si possono fare tante cose, innanzitutto in cucina si può usare come lievito per fare pane o pizza, dolci come torte o biscotti; si può fare il formaggio fresco spalmabile oppure quello stagionato; i granuli che si riproducono non si buttano, possono essere regalati o surgelati in vetro col latte oppure usati come concime per le piante o ancora aggiunti al cibo del cane. Per avere i granuli in regalo, basta andare su Facebook e digitare Kefir e vi appariranno tanti siti in cui iscrivervi per essere inseriti nelle mappe dei donatori di Kefir o tra coloro che li vorrebbero ricevere.

domenica 27 gennaio 2019
Piadine integrali al Kefir con semi di lino, sesamo e quinoa
E' da un pò che non impastavo, così questo pomeriggio ho preparato una pasta utilizzando il Kefir che faccio ogni giorno in casa. Ho preparato dieci piadine mignon, da farcire con marmellata e frutta oppure prosciutto e formaggio o ancora con mozzarella, pomodoro ed insalata verde.
Ho usato sia la farina tipo OO, super raffinata e metà di quella integrale, ho aggiunto i semi di lino, che alleviano i valori del colesterolo, i semi di sesamo che contengono ferro e tanti sali minerali ed i semi di quinoa, adatto per tutti i celiaci, inquanto non contiene glutine ma ha tante proteine e fibre, magnesio, vitamina C e vitamina E.
Le dosi per 10 piadine mignon sono:
150 grammi di farina OO;
150 grammi di farina integrale;
200 grammi di Kefir;
un cucchiaino di bicarbonato;
un cucchiaino di olio extra vergine di oliva;
un pizzico di sale;
un misto di semi di lino, sesamo e di quinoa.
Unire tutti gli ingredienti in una terrina, a parte i semi che unirete alla fine, dopo aver lavorato per bene la pasta che non si deve attaccare alle mano, in dieci minuti è pronta. Unite i semi vari e lasciate riposare la palla che avrete formato, per circa 3/4 d'ora, il tempo necessario perchè i semi si ammorbidiscano.
Formare ora dieci palline che andrete a spianare sul tavolo da lavoro con un mattarello medio piccolo. Accendete il fuoco, quello medio, e mettete le mini piadine a cuocere due minuti per parte. Farcite le piadine con prosciutto e formaggio oppure con frutta o marmellata.
giovedì 22 novembre 2018
Pasta fresca al basilico - Quadrucci e tagliatelle
Una collega raccontava di aver mangiato una pizza con l'impasto al sapore di basilico, così mi è venuta voglia di fare l'impasto per le tagliatelle verdi, al sapore di basilico. Non costa nulla e sono molto saporite e profumate. E' necessario acquistare un sacchetto di semola fine o granino e qualche uovo, uno per ogni etto di semola, una decina di foglie di basilico coltivato nel giardino di casa o sul terrazzo, un pizzico di sale e tanto olio di gomito. Mettere nel mix tre uova, per tre etti di semola, il sale e le foglie di basilico e frullare fino a sminuzzare queste ultime, aggiungere quindi al resto della semola disposta su un piatto capiente. Amalgamare gli ingredienti e preparare una palla che lascerete riposare in un canovaccio per mezz'ora. Nel frattempo preparate un buon ragù se preferite le tagliatelle, altrimenti per cena, un buon minestrone di verdure miste in cui cuocerete i quadrucci al basilico. La pasta si può iniziare a lavorare un pò sul tavolo, quando è morbida e non si attacca più alle mani, per poi passarla alla macchina per spaghetti, lasagne o tagliatelle, io ho una vecchia Imperia che mi ha regalato mia madre. Iniziamo a far passara la pasta con lo spessore più grosso, un paio di volte, fin quando la sfoglia fa le bollicine; stringiamo ora lo spessore e facciamo passare l'impasto che si sta allungando sempre di più perchè si è assotigliato. Se non riusciamo a prenderla tutta in mano, tagliamo la pasta in due e continuiamo fin quando arriviamo allo spessore più fine. Ora insemoliamo la sfoglia e passiamola nel settore superiore, pronti per sollevare le nostre tagliatelle. Passandole nella semola prima di tagliarle siamo sicuri che non si attacchino, ora le disponiamo su un grande foglio di carta forno. Tra un passaggio e l'altro, ci vorrà un'oretta, incluso il tempo di riposo della pasta. E' pronto il ragù? E l'acqua bollente? Versate quindi le tagliatelle dopo aver salato l'acqua ed in tre minuti saranno pronte per essere scolate e condite, buon appettito!!
giovedì 21 giugno 2018
Rana pescatrice (o coda di Rospo) alla Catalana
Ieri sono stata al mercato ed ho trovato dal mio solito rivenditore, le rane pescatrici dette anche code di rospo, già private delle teste, ad un prezzo molto conveniente, ne ho preso tre e le ho fatte tagliare a tranci. Qualche settimana fa, sono andata a cena fuori ed ho ordinato la rana pescatrice alla catalana, mi è piaciuta molto, ed anche se alla catalana è nota l'aragosta, ho pensato di provare a fare a casa, allo stesso modo, la Rana Pescatrice. Cercando di ricordare il sapore, ho tagliato a rondelle sottili, una cipolla tonda e con poca acqua, sale e mezzo bicchiere di aceto, l'ho lasciata macerare in un piatto fondo, coprendola, per non far evaporare l'aceto. Ho lavato i tranci della rana pescatrice e li ho messi in una pentola con l'acqua fredda ed il sale; ho fatto bollire solo 10 minuti, i pezzi devono restare compatti e non spappolati. Trascorso il tempo, ho scolato il pesce ed ho disposto i tranci in un piatto di portata, a raffreddare; con un coltello ben affilato, ho staccato la lisca alla rana ed ho tagliato la polpa a tocchetti medi, non troppo grossi e da ultimo ho aggiunto le cipolle scolate dell'aceto e dell'acqua, i pomodorini camona, tagliati a tocchetti ed ho condito con del buon olio extravergine di oliva. Girato delicatamente il tutto, l'ho presentato a tavola freddo.
lunedì 16 aprile 2018
Insalata di triglie e orzo
Ieri ho preparato una ricetta nuova, di riciclo. Da sabato mi sono rimaste due grosse triglie di fango, ossia quelle che con i baffetti cercano le conchigliette tra la sabbia. Sabato le avevo preparate alla livornese, ossia cotte in tegame con aglio, prezzemolo e pomodoro fresco, olio e niente sale ma pomodoro secco. In una pentola capiente, ho messo dell'acqua in cui ho fatto cuocere mezzo chilogrammo di orzo perlato, per una ventina di minuti. Una volta scolato, l'ho messo a rafreddare in balcone. Nel frattempo ho pulito le due triglie dalle spine e le ho messe nel mixer con un pò di olio extravergine di oliva e l'ho frullato per bene. Aveva la consistenza della maionese. In un piatto di portata hi messo cinque carciofi crudi, puliti bene dalle foglie dure e dalla barbetta interna, tagliati a fette sottili, alcuni funghetti prataioli lavati e tagliati anch'essi, quattro pomodori camona tra il verde ed il rosso,anche quelli affettati sottili, avevo delle fettine di salmone affumicato ed le ho aggiunte tagliate a tocchetti, infine ho amalgamato il tutto con diverse cucchiaiate di orzo perlato cotto; ho mischiato per bene gli ingredienti, ed ho corretto con l'olio ed il sale ed ho servito in tavola. Se piace si potrà aggiungere della maionnaise. Una fresca insalata, indicata sopratutto per le cene estive, magari all'aperto. Inoltre é un ottimo sistema per far mangiare il pesce ai bambini ma anche ai grandi schizzinosi quando trovano una spina nel piatto.
venerdì 16 marzo 2018
Minestra di patate e carciofi
D'inverno non mancano mai i carciofi spinosi, li trovo molto più saporiti di quelli senza spine. Prima li cucinavo al verde, con o senza patate, giusto come contorno. Qualche settimana fa, mi sono ricordata che mia madre, li cucinava anche a minestra con le patate e ci aggiungeva le ave maria, ossia dei ditali piccolissimi. Ho provato a farli anch'io, e devo dire che a casa piacciono tanto, così ho accantonato per qualche tempo le minestre di legumi, fin quando finirà la stagione dei carciofi, iniziano già a scarseggiare. Se la minestra ci piace densa, occorre mettere qualche patata in più altrimenti abbondate pure con i carciofi. Questa minestra prende sapore più forte il giorno dopo, quindi le dosi sono per otto persone, quattro più quattro.
In una pentola con i manici mettere a bollire un litro e mezzo d'acqua, tagliare quattro patate di media grossezza a tocchetti piccoli e otto carciofi teneri puliti dallle foglie più legnorse, e tagliati fino a raggiungere la partee più tenera, nettarli in due e levare la "barbetta" interna; adesso tagliateli a fettine sottili e versateli con le patate, nell'acqua bollente, in cui aggiungerete mezza cipolla tagliata fine, una foglia di alloro, uno spicchio d'aglio, un filo d'olio extravergine ed un dado vegetale, Far cuocere per un quarto d'ora circa; assaggiate ed eventualmente correggete il sapore. In un pentolino cuocete le ave maria e preparate i piatti eggiungendo alla minestra un pò di pastina. Sentirete che profumo si sprigionerà dalla vostra pentola!
domenica 14 gennaio 2018
Il Migliaccio - Dolce antico campano
In un tour su Google, ho notato un dolce che ha destato tantissimo la mia curiosità, il Migliaccio. Bene, mi dico e provo a farlo. Il Migliaccio è un dolce tipico della tradizione campana e si usa prepararlo a Carnevale, insieme alle Chiacchiere.
Le sue origini, ho letto che risalgono all'anno mille però nei secoli, la ricetta è cambiata. Un tempo i contadini poveri usavano la farina di miglio da cui ha preso il nome ed al posto dello zucchero, il sanguinaccio di maiale.
Oggi al posto del miglio si usa il semolino fine ed al posto del sanguinaccio, lo zucchero. La ricetta è molto semplice ed il dolce sfornato e fatto rafreddare, ha la consistenza di un semifreddo, una cheese cake, per intenderci. La lavorazione è un pò lunga, ma fattibile in breve tempo.
Ingredienti:
Semolino 200 gr.
ricotta 350 gr.
burro 40 gr.
sale fino un pizzico
latte 500 gr.
zucchero 180 gr.
scorza di un arancia
acqua 500 gr.
uova medie n.4
un baccello di vaniglia (o una bustina di vaniglina)
zucchero a velo quanto basta
Iniziamo a scaldare il latte versato in una pentola grande insieme all'acqua ed alla scorza di un arancia, non far bollire, aggiungere il burro finchè si scquaglia, servendoci di una frusta. Continuiamo a mescolare ed ora versiamo il semolino a pioggia, lentamente, farlo cuocere per circa sei minuti, finche il tutto diventa denso e difficile da girare oltre. Far rafreddare il composto ottenuto e controllare che non abbia grumi, altrimenti passatelo al mixer.
Ora prepariamo l'altro impasto;
lavoriamo le uova con lo zucchero e la polpa di vaniglia o la vaniglina, montiamo le fruste per ottenere un composto spumoso chiaro ed omogeneo. A questo punto aggiungiamo la ricotta e la facciamo incorporare per bene, sempre continuando aggiungiamo il composto del semolino. Lavoriamo il tutto finchè non vedremo più un grumo.
Prepariamo ora la teglia con cerniera oppure in silicone e foderiamola con la carta forno, versiamo dentro l'impasto e livelliamolo con la spatola; inforniamo la tortiera nel forno statico (preriscaldato) a 200 gradi e lasciamo cuocere per 60 minuti, se il forno invece è ventilato teniamolo a 180 gradi e lasciamo cuocere per 50 minuti. Prima di spostare la torta nel suo piatto di portata, facciamola rafreddare per bene, calda potrebbe sfasciarsi. Una volta fredda, se vi piace, spolverizzatela con zucchero a velo.
domenica 12 novembre 2017
Polpette di orate alle carote
Mi hanno regalato quasi due chilogrammi di oratine vite, appena pescate nel golfo di Cagliari. Erano talmente tante che in un primo momento mi sono scoraggiata; quanto tempo impiegherò a pulirle tutte quante? Ci ho pensato un pò su e mi sono subito messa all'opera. Le ho prima squamate tutte con un coltello, poi con l'aiuto delle forbici, le ho incise per far uscire le viscere; le ho lavate per bene. Una buona parte le ho fatte a zuppetta, da cui ho ricavato una profumata minestra; ho fatto bollire un pò d'acqua in una pentola, aggiunto sedano, cipolla, uno spicchio di aglio, carota, patata ed un pomodoro secco, condito col sale ed un pò di olio extravergine, aggiunte un paio di foglie di basilico, a metà cottura ho aggiunto il pesce pulito. Ho aumentato la fiamma fino al bollore, dopo circa un quarto d'ora, la minestra era pronta. Altre sei oratine le ho fatte al cartoccio, dopo averle pulite, ho riempito la pancia con olio, aglio, prezzemolo e pomodoro secco, avvolte nella carta forno e messe al microonde con la funzione crisp sul tre, come per la cottura delle pizze, dopo 15 minute erano già pronte. Delle oratine fatte a brodo, ne sono avanzate parecchie, cosi il giorno dopo ho dovuto inventarmi una ricetta, le polpette di orate e carote. Ho pulito, nettato e tagliato a pezzetti sottili le carote e le ho messe nel wok con acqua e sale a cuocere con un coperchio. Consumata tutta l'acqua, in 10 minuti circa, le carote erano cotte. Ho pulito le oratine, levando loro la pelle, la lisca centrale, la testa e le spine, ve n'erano parecchie. Ho messo il pesce nel mixer, insieme alle carote, due uova, un pò di latte e pane grattugiato, aggiustando il tutto col sale. Ho sminuzzato grossolanamente ed ho versato la poltiglia in un piatto: Ho corretto la consistenza col pane grattugiato fatto a casa da me, ho aggiunto un pò d'aglio e qualche foglia di prezzemolo e basilico. ho preparato le polpettine che ho arrotolato nel pane grattugiato, prima di friggerle nell'olio bollente.
giovedì 5 ottobre 2017
Il Gioddu e il Kefir - Come farlo a casa
Quand'ero bambina, mia madre lo preparava spesso ed alla fine della cena mi dava una bella tazza di yogurt fatto in casa, il gioddu. Su Gioddu, ha origini antiche e costituiva un alimento importante nella dieta dei pastori sardi che lo preparavano in "su Malune", un recipiente in sughero; essi vi riscaldavano dentro il latte immergendo all'interno le pietre arroventate al fuoco. si aggiungeva quindi "su Madriche" che si preparava con 1/2 litro di latte addizionato a due o tre gocce di lattice di fico oppure all'1% di lievito di pane, detto "Armentazzu", ma si possono aggiungere al latte delle briciole di pane, sempre all'1% rispetto al latte versato. Su Madriche deve stare avvolto per otto ore in una coperta di lana, per mantenere la temperatura costante; così facendo si ottiene un coagulo bianco che nella misura dell'1% si aggiunge al latte tiepido. Dopo che quest'operazione viene ripetuta per tre volte, utilizzando ogni volta l'1% del Madriche rispetto al latte, si ottiene la coltura madre che sarà la a base del gioddu. Ricordo che una volta entrò in casa, una germinazione chiamata Kefir, un generatore di yogurt che proveniva dai paesi caucasici. Questa gemma si alimentava dal latte e lo aiutava a fermentare, più cresceva e più fermentava il latte. Il Kefir andava quindi ridotto e la parte in più veniva regalata ai parenti ed ai vicini di casa, affinchè anch'essi lo usassero per divulgare il gioddu. Da allora non ho più trovato in giro il Kefir! Mentre in Europa lo yogurt si è diffuso intorno al 1930, in Sardegna, già dai primi del '900, le nostre bisnonne, usavano "sa Matrija", ossia la coltura madre, sia per lo yogurt che per il pane. Da qualche giorno mi sono ricordata di quel tempo, così ho deciso di riprovare a fare in casa il gioddu. Ho acquistato due vasetti di yogurt fresco ed un litro di latte intero di giornata. Ho fatto scaldare il latte fino a circa 40 gradi, non deve fumare; in una tazza di quel latte intiepidito ho sciolto i due vasetti di yogurt ed ho unito pian piano, girandolo, tutto il latte rimasto. Ho lasciato riposare per cinque minuti e poi ho girato il tutto per amalgamare bene lo yogurt dei vasetti, al latte. Travasato in un contenitore chiuso ed avvolto in una coperta, ho riposto il tutto dentro il forno a microonde spento. Il Gioddu è molto delicato, e si interrompe la sua composizione se prende uno spiffero d'aria, o aperto prima che passino almeno otto ore. La mattina seguente il gioddu sarà pronto per la colazione. Per fare il prossimo gioddu, non sarà più necessario acquistare altri vasetti di yougurt al supermercato, si potrà riutilizzare una mezza tazza del gioddu rimasto a cui si aggiungerà ancora un litro di latte a 36 gradi e si rinizierà la procedura, Più lo si fa e più diventa buono! Vorrei sapere che altre informazioni avete voi che mi leggete, in merito alla formazione del GIODDU, mi rivolgo non solo a voi sardi, ma anche agli stranieri di tutto il mondo. Scrivete su questo blog come si chiama il Gioddu nella vostra lingua e terra, come si ottiene, qualche ricetta antica, potremmo condividerla in questo blog!
Il gioddu ha bisogno di calore per coagulare bene e se ci abituiamo a prenderlo a colazione, magari con un cucchiaio di miele e della frutta secca ammollata dentro, iniziamo più leggeri la nostra giornata, mentre se lo prendiamo dopocena, la nostra digestione sarà agevolata ed il nostro sonno più sereno; i ristoratori ed i bar dovrebbero rivalutare il gioddu, perchè contiene tanti nutrienti che rinforzano il sistema immunitario. Perchè dunque non servirlo alla fine di un buon pasto al ristorante?
Il gioddu ha bisogno di calore per coagulare bene e se ci abituiamo a prenderlo a colazione, magari con un cucchiaio di miele e della frutta secca ammollata dentro, iniziamo più leggeri la nostra giornata, mentre se lo prendiamo dopocena, la nostra digestione sarà agevolata ed il nostro sonno più sereno; i ristoratori ed i bar dovrebbero rivalutare il gioddu, perchè contiene tanti nutrienti che rinforzano il sistema immunitario. Perchè dunque non servirlo alla fine di un buon pasto al ristorante?
martedì 27 dicembre 2016
Come preparare in casa la "Bionda Bottarga"
In questo periodo di festività, sono capitata al mercato del pesce diverse volte, così mi è capitato di vedere delle grosse e luminose uova che fuoriuscivano dal ventre del pesce esposto sui banchi delle rivendite. Vedendone tanti mi è venuto in mente che potevo ottenere delle belle bottarghe caserecce e senza dover spendere una cifra esagerata. Ho cercato in rete e visto alcuni filmati.
Ho chiesto al pescivendolo di procurarmi alcune uova ed alcuni fegati di pesci grossi e freschi, essendo cliente da tanto tempo, mi ha accontentato. Il 24 dicembre, torno a casa col mio fagotto di regali ed inizio a preparare la bottarga. Con i fegati di pesce, ho preparato un buon sugo per gli spaghetti; ho lavato le uova di muggine, asciugate e messe in un piatto concavo, appoggiandole su un letto di sale grosso da cucina. Ricoperte completamente con altro sale grosso e le ho disposte al sole (che per fortuna in questi giorni di vacanza, non ci ha abbandonato!) fino al tramonto, naturalmente protette con uno strato di tulle, per evitare che le mosche vi depositassero sopra le uova.
Come ho portato dentro il mio piattino, ho levato il sale, impregnato dall'acquetta che hanno cacciato le uova e l'ho cambiato, mattendone abbondante nel piano del piatto, per evitare che le uova si ammorbidissero ed una bella manciata sopra, a nasconderle del tutto. Le ho conservate in frigorifero tutta la notte, fino all'indomani mattina che ho ripetuto l'operazione e così per cinque giorni circa, dipende dalla grandezza delle uova. Al quinto giorno, saranno pronte per essere mangiate, tagliate a fettine ed intinte nell'olio extravergine, oppure grattugiate sugli spaghetti cotti al dente.
Ho chiesto al pescivendolo di procurarmi alcune uova ed alcuni fegati di pesci grossi e freschi, essendo cliente da tanto tempo, mi ha accontentato. Il 24 dicembre, torno a casa col mio fagotto di regali ed inizio a preparare la bottarga. Con i fegati di pesce, ho preparato un buon sugo per gli spaghetti; ho lavato le uova di muggine, asciugate e messe in un piatto concavo, appoggiandole su un letto di sale grosso da cucina. Ricoperte completamente con altro sale grosso e le ho disposte al sole (che per fortuna in questi giorni di vacanza, non ci ha abbandonato!) fino al tramonto, naturalmente protette con uno strato di tulle, per evitare che le mosche vi depositassero sopra le uova.
Come ho portato dentro il mio piattino, ho levato il sale, impregnato dall'acquetta che hanno cacciato le uova e l'ho cambiato, mattendone abbondante nel piano del piatto, per evitare che le uova si ammorbidissero ed una bella manciata sopra, a nasconderle del tutto. Le ho conservate in frigorifero tutta la notte, fino all'indomani mattina che ho ripetuto l'operazione e così per cinque giorni circa, dipende dalla grandezza delle uova. Al quinto giorno, saranno pronte per essere mangiate, tagliate a fettine ed intinte nell'olio extravergine, oppure grattugiate sugli spaghetti cotti al dente.
martedì 29 novembre 2016
Torta di mele all'acqua
Non ci credevo, tutti mi dicevano, è buonissima e molto soffice, così ho letto in rete diverse ricette e ne ho combinato una tutta mia che sembra azzeccata. E' una torta molto leggera non avendo nè burro, nè uova e nè latte.
Mi sono messa all'opera senza usare le fruste, ho unito prima i liquidi, ossia acqua, olio di semi di girasole ed il succo di mezzo limone; ho aggiunto infine le polveri, un pò per volta fino ad incorporarle completamente, farina, amido per dolci, zucchero e lievito. In dieci minuti il composto era pronto.
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Torta all'acqua di Camilla |
Oggi è arrivato il medico di mamma ed ha gradito molto, accompagnando la fetta di torta col succo ai mirtilli.
Ingredienti:
3 mele grosse
200 grammi di farina
110 grammi di amido per dolci
150 grammi di zucchero
200 ml. di acqua
60 grammi di olio di semi
scorza grattugiata di un limone bio
succo di mezzo limone.
Infornare al forno elettrico preriscaldato a 180° per 45 minuti.
giovedì 24 novembre 2016
Le trofie al sugo di Razza o Arzilla.
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Ieri mi sono fermata al mercato perchè cercavo del fegato di pesce che mi piace cucinare col sugo e condirci gli spaghetti. Il mio solito fornitore non ne aveva più, però gli sono rimaste delle grosse ali di Razza, che a Roma chiamano Arzilla e ne ho comprato appena tre chili. La razza è un pesce di seconda scelta, però fa molto gustose le minestrine, oltretutto non ha spine ma una cartilagine consistente che mi permette di farlo mangiare anche a mia madre novantenne.
Appena il pescivendolo ha tagliato le ali, non riusciva ad acchiapparle, perchè erano talmente viscide di limo che gli scappavano di mano. Quando sono arrivata a casa ho avuto un bel da fare a pulirle per bene prima di metterle nel sugo. La pelle della razza è ruvida ed alquanto rasposa, oltretutto ha degli aculei con cui a volte mi pungo.
Ho preparato un bel sugo con olio e aglio che ho messo a scaldare con un pò d'acqua, passati i pelati al mixer, li ho aggiunti all'olio ed aglio, al basilico ed al prezzemolo. una volta che il sugo, corretto col sale era cotto, ho aggiunto un bicchiere d'acqua e fatto bollire, a quel punto ho immerso le ali della razza, abbastanza grosse; ho dovuto infatti usare un tegame grande e per girare i pezzi, la spatola ed un grosso cucchiaio. Appena evaporata tutta l'acqua, il sugo era pronto per condire le trofie. Qualora ne avanzasse, allungando con un mestolo d'acqua calda e lasciata bollire per 5 minuti, si può aggiungere la pastina e preparare una delicata minestra.
mercoledì 23 novembre 2016
Torta di mele cotta al forno normale
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Dev'essere da molto tempo che non faccio la torta di mele, infatti non ho mai pubblicato questa ricetta che ha i pezzi di mela dentro e che rendono la torta morbida, umida e piacevole al palato
.
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Ingredienti per 6/8 persone:
300 gr. di farina
150 gr. di zucchero
100 gr. di burro o margarina
2 uova
tre mele grandi
1 bicchiere di latte
una busta di lievito Paneangeli in polvere
scorza grattugiata di un limone appena colto.
Col mixer amalgamate il burro con lo zucchero fino ad ottenere una crema; unite i due tuorli d'uovo e tenere da parte gli albumi da montare;
Unire all'impasto la farina, un pò per volta, alternandola col bicchiere di latte, la scorza del limone grattugiata, l'albume montato a neve ed il lievito sciolto in pochissimo latte e continuate ad amalgamare. Adesso inserire le mele tagliate a tocchetti e girare il composto col cucchiaio di legno. Imburrate una teglia di silicone e versarvi il composto. Infornate a 200 gradi per 45 minuti.
domenica 15 maggio 2016
Treccine di ricotta senza uova e senza burro.
Avevo poco meno di mezzo chilo di ricotta acquistata per la pastiera, ma quella ricetta è troppo lunga; di fare le solite frittelle con l'uva passa dentro, non mi andava, così ho provato a fare queste treccine per la colazione. La preparazione è semplicissima e veloce. Si possono cuocere al forno a gas oppure al microonde.
Dosi per una decina di treccine:
ingredienti:
200 grammi di ricotta ovina;
130 grammi di farina;
130 grammi di zucchero;
4 grammi di lievito in polvere Pane degli Angeli;
un pizzico di sale
un limone grattugiato.
In una terrina amalgamare tutti gli ingredienti fino ad ottenere una palla omogenea, non è necessario lavorarla tanto, Su un piano disporre un pò di farina, prendere un pezzo di pasta e stenderlo facendolo rotolare sotto le dita; dividere il serpente ottenuto in due o tre pezzi che piegherete ad U; arrotolarli su se stessi a guisa da ottenere tante trecce.
Lavare un foglio di carta forno e bagnato, disporlo in una teglia da forno; appoggiare sopra le treccine, ben distanziate tra loro, perchè lievitano parecchio ed infornare per 25 minuti a 160 gradi; controllare la cottura con una pila, spegnere il forno e lasciare riposare altri 5 minuti. Con delicatezza appoggiare la carta forno sul tavolo e fate raffreddare; Disponete le treccine morbide in una scatola di latta, una volta raffreddate servitele per colazione o alle 5 col tè. Potete inventarvi delle varianti per questi dolcetti, per esempio potete aggiungere all'impasto scaglie di cioccolato oppure l'uvetta sultanina o ancora, pezzetti di fragole.
domenica 29 novembre 2015
Il Porridge - Un benefico alimento per tutti.
Acquistai tempo fa dei fiocchi d'avena per la colazione, quando mi sono ricordata di quant'era buono il Porridge che mangiavo a colazione nei paesi anglo sassoni; così ho deciso di farlo anch'io a casa. Ho cercato qualche ricetta, ma più semplicemente ho riempito la mia tazza di latte e l'ho versata in un tegamino con i bordi bassi, ho messo dentro due cucchiai colmi di fiocchi d'avena ed ho lasciato bollire; con un cucchiaio di legno ho iniziato a girare il miscuglio, fino a quando è diventato denso e cremoso; un buon profumo si sprigionava dal tegame.
Sono passati circa cinque minuti così ho versato il tutto nella mia tazza, ho zuccherato con un cucchiaino di miele e ben caldo ho iniziato a gustare il mio Porridge. Quando sono andata ad informarmi per conoscere le proprietà dei fiocchi d'avena, ho trovato un mare d'informazioni. E' una fonte di carboidrati a lenta digestione ed è un'ottima alleata del nostro organismo sopratutto perchè ci da il senso di sazietà che altri cereali non danno; gli scozzesi dicono che il porridge si attacca bene allo stomaco e spazza bene le budella, ha dunque un alto potere saziante.
Tanti sono i benefici di questo alimento che abbassa i livelli del colesterolo, tiene sotto controllo il diabete, riduce inoltre la pressione arteriosa. All'interno del suo involucro, l'avena, racchiude un potente anti ossidante, che stimola la produzione di collagene, elastina ed acido ialuronico, aiutando il nostro corpo a mantenersi giovane.
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