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lunedì 22 maggio 2023

Birra Ichnusa promuove "Il Risveglio" nella Galleria del Sale a Cagliari

La Galleria del Sale, a Cagliari, vicino al glorioso stadio Sant'Elia, è la prima galleria d'arte contemporanea a cielo aperto  creata in città. Inaugurata nel 2012 da Urban Center, organizzazione no profit composta da 5 soci è sorta al fine di sensibilizzare l'opinione pubblica al rispetto della natura, quindi dei propri spazi. L'intento è quello di fare qualcosa di buono per la città, riprendendo il modello anglosassone, attraverso immagini e scene di trasformazione urbanistica, per ottenere lo svecchiamento dei quartieri. Gli artisti realizzano le loro opere lungo la pista ciclabile che dal porticciolo di Su Siccu in Viale Diaz porta al Parco di Molentargius. Gli Street Art cagliaritani hanno bisogno di spazi sempre più ampi per potersi esibire in quell'arte che abbellisce la città.
Cagliari così offre la possibilità di aumentare l'offerta turistica e di entrare nel circuito in cui esiste la possibilità di scambi culturali ed economici. Il percorso scelto dagli artisti si trova di fronte alle acque dello stagno di Molentargius che rendono lo scenario ancora più suggestivo. I pali portanti del cavalcavia che la domenica conduceva i tifosi dentro lo stadio, sono come delle tele da imbrattare, pronte per essere trasformate in opere d'arte. La Street Art oggi è diventata legale, è finanziata con fondi statali.  Così facendo, si qualificano le zone che prima erano frequentate da persone borderline, oggi non più. Per l'intervento a Sant'Elia, sono stati chiamati gli artisti che nel tempo si sono distinti per il loro impegno, per la costanza, e per i loro riconoscimenti. Dentro le loro opere c'è sopratutto Sardegna, ma anche Italia ed Europa. Il tema ricorrente nei disegni è la natura ed il rapporto contorto che con essa ha l'uomo. Le opere degli artisti di strada sono state posizionate seguendo il concetto dell'impatto che esse hanno sull'uomo, ragion per cui quelle sui muri esterni, che danno alla strada, sono di grande impatto e facilmente comprensibili, le altre che sono da guardare e studiare bene per capire il loro significato, sono dipinte sui muri che seguono la pista ciclabile, pertanto si prestano ad essere osservate con pù calma e concentrazione. Il birrificio Ichnusa che produce la famosa birra sarda, ha voluto scommettere su questo gruppo di artisti commissionando loro un'opera intitolata "Il Risveglio", realizzata da Mauro Patta, convinto che Cagliari sia una tela bianca pronta per essere dipinta. Il Risveglio rappresenta il forte legame che il birrificio ha con la nostra isola e con la sua gente; nel murale appare in primo piano una persona davanti ad una vallata mentre trascina, prendendolo per il manico, un barile di birra; l'Ichnusa si è assunta l'onere di curare tutte le opere di Urban Center con ben 50 murales, per i prossimi 3 anni  e non finisce qui, perchè Ichnusa ha sempre dato una mano alla Sardegna, non solo inondandola con fiumi di birra, ma ha iniziato un'opera di forestazione nelle aree colpite dagli incendi estivi e dai dissesti idrogeologici, piantando ben 10.000 alberi in tre anni, con la collaborazione di Legambiente e Azzero CO2. Nell'opera "Il Risveglio" si notano i contrasti tra il bianco, il nero ed i colori verde della pianta e celeste dell'acqua, il tutto esprime la speranza del risveglio nelle aree urbane e di una maggiore occupazione tra i giovani. L'ultima nata in casa Ichnusa, è Ambra Limpida, legata al territorio grazie alla presenza del riso, limpida, visto che l'Azienda è passata dalla birra non filtrata, che troviamo in tutti i supermercati a quella Limpida e trasparente che rappresenta il futuro della nostra terra.
/Dof407430DE/s1600/Giurtalia.

sabato 22 aprile 2023

La Sardegna che non ti aspetti - parte 3)


Stando alle ricerche recenti, i villaggi nuragici costieri, sono i primi ad entrare in contatto con i commercianti fenici e ciò avviene sopratutto nelle rade meridionali ed occidentali. I fenici fondano le colonie Karalis (Cagliari), poi Nora, Bithia (Capo Spartivento), Sulcis, nella penisola di Sant’Antioco, Tharros e Bosa, nella Sardegna centro nord occidentale. Il commercio con l’isola prospera gradatamente ed i villaggi si allargano consentendo di accogliere stabilmente al loro interno l’esodo delle famiglie fenicie le quali, a causa della politica espansionistica dei sovrani assiri e la loro pressione sulle coste libanesi, crea seri problemi alle fiorenti città stato, costringendo i fenici alla fuga dalle loro terre e una volta raggiunta la Sardegna, essi apportano i loro culti e le loro tradizioni.

Avvengono proficui scambi culturali e si celebrano perfino matrimoni misti. I fenici ed i sardi convivono pacificamente e sulle coste sorgono i primi insediamenti, infatti essi introducono in Sardegna una nuova forma di aggregazione sociale, le città. I clan nuragici abitavano in vasti territori controllati dalle torri nuragiche , poste nei punti più strategici.
Persino pedalando in bicicletta si possono ammirare le tante raffigurazioni punico fenicie,  stando a contatto con le bellezze naturalistiche e testimonianze archeologiche di una terra antica.
In Sardegna esiste un progetto per la realizzazione di un'intensa rete ciclabile, per un totale di 2700 chilometri e più di 50 itinerari, coinvolgendo anche parchi ed aree protette, come per esempio il tour che parte da Porto Torres in provincia di Sassari, da cui si dirama una dorsale in cemento lunga ben 25 chilometri, attraversando il Parco dell'Asinara. Durante i 100 anni di chiusura totale, quell'isola è diventata un paradiso naturale, è un parco nazionale dal 1997 ed oggi è finalmente un'area marina protetta, con i suoi 110 chilometri di costa ed un habitat incontaminato. 
Intorno ai nuraghi aumentano le capanne nei villaggi, si incrementa la topografia; grazie al prosperare dei villaggi, le città stato fanno gola ai cartaginesi che mirano, non solo al controllo dei centri urbani costieri ma anche alle fertili pianure dell'entroterra; ancora più forte è l'interesse per le nostre ricche miniere di metallo, sempre state dominio delle genti nuragiche dell'interno. Da allora inizia una lunga guerra che vede i punici (le genti di Cartagine)penetrare fino all'interno dell'isola; arrivano da Karalis (Cagliari), Monastir e San Sperate, vanno verso Sulky, l'odierna Sant'Antioco, fino a Monte Sirai. Da Tharros occupano il Sinis, spingendosi fino a Narbolia e San Vero Milis (ottima la Vernaccia); messi alle strette, i sardi nuragici reagiscono ed in breve tempo occupano i territori invasi, minacciando la distruzione delle città costiere. Per la prima volta nel VI secolo a.C. la Sardegna rientra negli annali della storia. La letteratura classica infatti, ci fornisce un preciso resoconto su ciò che accade nell'isola. Per difendere gli interesserei punici, nel 540 a.C. Cartagine inviò in Sardegna un suo esperto generale, reduce dalla vittoria in Sicilia contro i greci, tale Malco. Egli sbarca in Sardegna con un corpo di spedizione il cui compito è appunto quello di liberare le città costiere dal pericolo di annientamento. Malco però trova ad attenderlo la feroce ed organizzata resistenza dei sardi nuragici che attaccano e travolgono i cartaginesi, ormai costretti alla ritirata ed a sopportare le pesanti perdite. Dopo tale disfatta, l'esercito cartaginese viene potenziato. In quel periodo viene introdotta nella nostra isola la zanzara anofele che nell'isola trova terreno fertile tra paludi, acquitrini e campagne incolte. A detta di alcuni storici l'isola, all'epoca, si trasforma ben presto in una terra maledetta, infestata com'è dalle micidiali zanzare anofele che si sono conservate molto bene, riuscendo ad arrivare all'epoca moderna; dal 1946 al 1950 vengono considerate un flagello per la Sardegna a causa della malaria che le stesse zanzare trasmettevano. Cicerone chiama il poeta sardo Tigellio,  "Hominem pestilentiorem patria sua" mentre gli inviati a Roma definiscono i sardi "razza maledetta". Ormai radicata nei secoli, la malaria continua ad imperversare durante la dominazione di Bisanzio con picchi elevati nel Medioevo. Durante il Feudalesimo, la gente sarda viene  decimata e gli abitanti ridotti a 150.000, ossia, lo stesso numero di persone che oggi vive a Cagliari. Gli eserciti stranieri perdono spesso le loro battaglie non per la forza dei sardi, ma perché ai sardi, dava man forte la malaria, nemico invisibile ed invincibile.
 Per fortuna nel dicembre del 1943, gli americani introducono il DDT eseguendo una potente disinfestazione. 
I cartaginesi si spingono all'interno della Sardegna tanto da distruggere la reggia nuragica di Barumini. A Malco successe Magone, vero fondatore della potenza cartaginese; Asdrubale, suo figlio morì in battaglia nel 510 a.C. e la guerra viene portata avanti da suo fratello Amilcare, vittorioso sui sardi che trovano riparo all'interno dell'isola. I cartaginesi ricostruiscono la fortezza di Monte Sirai e ne ripristinano delle altre nei punti strategici dell'isola. Quella cartaginese è un'occupazione molto più estesa di quella fenicia, tanto da arrivare nelle pianure e sulle colline dove fondano diversi centri abitati; così da una parte proteggono i loro commerci e dall'altra sfruttano le risorse agricole del nostro paese. Dopo la conquista dell'isola, Cartagine importa una grande quantità di indigeni berberi dal Nord Africa (Magreb), destinata alla coltivazione del grano nel Campidano. Cartagine regola i traffici navali da e per la Sardegna. Nel 509 a.C. viene sancito il primo trattato di Roma che riconosce a Cartagine il possesso della Sardegna e vieta ai romani ogni tipo di commercio con l'isola.
Nel 378 a.C. i romani fondano la colonia Sardonia che potrebbe essere identificata con la Sardegna, per la sua forma di sandalo. Dal 360 a.C. Cartagine decide di fortificare alcune città importanti della Sardegna a difesa dell'esponenziale crescita della Repubblica Romana. Per questo vengono costruite le mura di cinta intorno a Tharros, Sulcis, Nora e Karalis e vengono fortificate quelle di Olbia, Santu Antine e Genoni. L'occupazione punica trasforma anche l'organizzazione della Società Sarda. Le città diventano centri di potere politico, religioso, militare ed economico; viene inoltre imposto alla popolazione sarda  un tipo di cultura diverso; dopo un periodi di forti scontri proprio in merito a questo, i rapporti tra sardi e punici migliorano, tanto da avere una fusione tra le due culture.  
 
                   
                                                            
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giovedì 20 aprile 2023

La Sardegna che non ti aspetti - 7)


Intorno ai nuraghi aumentano le capanne nei villaggi, si incrementa la topografia; grazie al prosperare dei villaggi, le città stato fanno gola ai cartaginesi che mirano, non solo al controllo dei centri urbani costieri ma anche alle fertili pianure dell'entroterra; ancora più forte è l'interesse per le nostre ricche miniere di metallo, sempre state dominio delle genti nuragiche dell'interno. Da allora inizia una lunga guerra che vede i punici (le genti di Cartagine)penetrare fino all'interno dell'isola; arrivano da Karalis (Cagliari), Monastir e San Sperate, vanno verso Sulky, l'odierna Sant'Antioco, fino a Monte Sirai. Da Tharros occupano il Sinis, spingendosi fino a Narbolia e San Vero Milis (ottima la Vernaccia); messi alle strette, i sardi nuragici reagiscono ed in breve tempo occupano i territori invasi, minacciando la distruzione delle città costiere. Per la prima volta nel VI secolo a.C. la Sardegna rientra negli annali della storia. La letteratura classica infatti, ci fornisce un preciso resoconto su ciò che accade nell'isola. Per difendere gli interesserei punici, nel 540 a.C. Cartagine inviò in Sardegna un suo esperto generale, reduce dalla vittoria in Sicilia contro i greci, tale Malco. Egli sbarca in Sardegna con un corpo di spedizione il cui compito è appunto quello di liberare le città costiere dal pericolo di annientamento. Malco però trova ad attenderlo la feroce ed organizzata resistenza dei sardi nuragici che attaccano e travolgono i cartaginesi, ormai costretti alla ritirata ed a sopportare le pesanti perdite. Dopo tale disfatta, l'esercito cartaginese viene potenziato. In quel periodo viene introdotta nella nostra isola la zanzara anofele che nell'isola trova terreno fertile tra paludi, acquitrini e campagne incolte. A detta di alcuni storici l'isola, all'epoca, si trasforma ben presto in una terra maledetta, infestata com'è dalle micidiali zanzare anofele che si sono conservate molto bene, riuscendo ad arrivare all'epoca moderna; dal 1946 al 1950 vengono considerate un flagello per la Sardegna a causa della malaria che le stesse zanzare trasmettevano.

Cicerone chiama il poeta sardo Tigellio,  "Hominem pestilentiorem patria sua" mentre gli inviati a Roma definiscono i sardi "razza maledetta". Ormai radicata nei secoli, la malaria continua ad imperversare durante la dominazione di Bisanzio con picchi elevati nel Medioevo. Durante il Feudalesimo, la gente sarda viene  decimata e gli abitanti ridotti a 150.000, ossia, lo stesso numero di persone che oggi vive a Cagliari. Gli eserciti stranieri perdono spesso le loro battaglie non per la forza dei sardi, ma perché ai sardi, dava man forte la malaria, nemico invisibile ed invincibile.
 Per fortuna nel dicembre del 1943, gli americani introducono il DDT eseguendo una potente disinfestazione. 
I cartaginesi si spingono all'interno della Sardegna tanto da distruggere la reggia nuragica di Barumini. A Malco successe Magone, vero fondatore della potenza cartaginese; Asdrubale, suo figlio morì in battaglia nel 510 a.C. e la guerra viene portata avanti da suo fratello Amilcare, vittorioso sui sardi che trovano riparo all'interno dell'isola. I cartaginesi ricostruiscono la fortezza di Monte Sirai e ne ripristinano delle altre nei punti strategici dell'isola. Quella cartaginese è un'occupazione molto più estesa di quella fenicia, tanto da arrivare nelle pianure e sulle colline dove fondano diversi centri abitati; così da una parte proteggono i loro commerci e dall'altra sfruttano le risorse agricole del nostro paese. Dopo la conquista dell'isola, Cartagine importa una grande quantità di indigeni berberi dal Nord Africa (Magreb), destinata alla coltivazione del grano nel Campidano. Cartagine regola i traffici navali da e per la Sardegna. Nel 509 a.C. viene sancito il primo trattato di Roma che riconosce a Cartagine il possesso della Sardegna e vieta ai romani ogni tipo di commercio con l'isola.

Tuvixeddu nel cuore di Cagliari


Nel 378 a.C. i romani fondano la colonia Sardonia che potrebbe essere identificata con la Sardegna, per la sua forma di sandalo. Dal 360 a.C. Cartagine decide di fortificare alcune città importanti della Sardegna a difesa dell'esponenziale crescita della Repubblica Romana. Per questo vengono costruite le mura di cinta intorno a Tharros, Sulcis, Nora e Karalis e vengono fortificate quelle di Olbia, Santu Antine e Genoni. L'occupazione punica trasforma anche l'organizzazione della Società Sarda. Le città diventano centri di potere politico, religioso, militare ed economico; viene inoltre imposto alla popolazione sarda  un tipo di cultura diverso; dopo un periodi di forti scontri proprio in merito a questo, i rapporti tra sardi e punici migliorano, tanto da avere una fusione tra le due culture.  
 

                                                            
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mercoledì 19 aprile 2023

La Sardegna che non ti aspetti - 6)



Per chiudere l'anello dei percorsi in bici, il turista potrà fare tappa su un'oasi inimitabile, il Parco della Giara di Gesturi, un altopiano basaltico, di origine vulcanica, alto 600 metri. Ciò che disarma il turista, è la completa assenza di rumori, a parte i cinguettii degli uccelli. I cavallini scrutano a distanza tra gli alberi piegati dal vento forte di maestrale che porta profumi mediterranei; tracce umane storiche e preistoriche si avvertono da Turri in direzione di Barumini dove troneggia "Su Nuraxi", un grandioso nuraghe, oggi patrimonio dell'Unesco.  La passeggiata continua lungo le colline della Marmilla per poi faticare da Gesturi fino alla discesa di Genuri, dove si potrà visitare "Sa Domu de S'Orru" (La casa dell'orco), si procede poi verso Setzu e di nuovo Tuili e Turri fino a concludere il giro.

Una magnifica Stele Sepolcrale del IX secolo a.C. è stata rinvenuta a Nora, accanto a Pula e la si può vedere al Museo Nazionale di Cagliari; sopra la Stele appare il nome della nostra isola di Sardegna, senza le vocali, SRDN, come consuetudine nelle lingue semitiche, caratterizzate da un ricco consonantismo. A Nora si trovano i resti della città romana.  
Il periodo che va dal 900 a.C. si identifica con l'epoca d'oro della civiltà nuragica. L'artigianato produce ceramiche raffinate ed aumenta la qualità delle armi; col prosperare dei commerci, i manufatti sardi raggiungono ogni angolo del Mediterraneo, dalle coste Siro Palestinesi a quelle spagnole ed atlantiche. 

                                                            

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La Sardegna che non ti aspetti- 5)

Scendendo sulla dorsale si arriva al Sulcis passando per i tracciati storici, luogo di miniere dismesse, ben 59, da cui si estraevano, ferro, argento, rame e piombo. I tracciati sono impegnativi e corrono su asfalto, sentieri brulli e su mulattiere; 24 tappe ed in tutto 400 chilometri da fare in bicicletta, tempo occorrente, una settimana circa. Avete però attraversato 3/4 del Parco Geo Minerario della Sardegna. Il percorso attraversa i centri minerari costieri come Nebida e Masua, con la famosa galleria di Porto Flavia, un monumento di archeologia industriale straordinario che domina una fetta di costa incantevole, sita di fronte al faraglione Pan di Zucchero, alto ben 133 metri.


Porto Flavia è stato un capolavoro  di ingegneria che quando era in funzione, migliorava le condizioni di lavoro dei minatori perché riduceva i tempi ed i costi di trasporto del minerale. Dai boschi del Marganai si passa alla miniera di Serbariu, attuale museo del carbone, e poi si arriva alle dune di Piscinas, con montagne di sabbia sottile, alte più di trenta metri; si giunge quindi alle grotte di San Giovanni, a Domusnovas e le grotte di Is Zuddas, a Santadi con stalattiti e stalagmiti dalle forme più curiose.

Stando nel Sulcis si può visitare il parco di Gutturu Mannu (la Grande Gola) coperto da lecci, sugherete, olivastri e lentischi. Bello da visitare è il Parco di Monte Arci, ricco oltre che di macchia mediterranea, di Ossidiana, ossia l'oro nero del Neolitico, un vetro nero di origine vulcanica che in sardo si chiama "Sa perda Crobina", ossia, roccia nera come il corvo. Il Monte Arci si estende per 150 chilometri quadrati.


                                                            
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martedì 18 aprile 2023

La Sardegna che non ti aspetti - Parte 4)


Proseguendo si incontrano sorgenti, ruscelli, stagni e dighe, ruderi medioevali in mezzo a tanta macchia mediterranea. Un parco che attira i turisti in bicicletta è quello di Porto Conte, col suo patrimonio ambientale unico; vicino ad Alghero, Porto Conte è immerso in 5000 ettari di verde.

E si, la Sardegna in sella regala agli amanti delle vacanze in bici, luoghi ricchi di bellezze naturalistiche, archeologiche e culturali per soddisfare le esigenze di colui che ha sete di conoscenze. La bici è perfetta per visitare anche la Penisola del Sinis, vicino a Cabras, dove i Giganti di Mont’e Prama interpretano un passato remoto antichissimo, eroico.

I panorami che si presentano sono da mozzare il fiato e mettono in evidenza come la Penisola si trovi incastonata tra due grandi stagni, noto habitat dei fenicotteri rosa, da noi chiamati "Sa Genti Arrabbia", la gente rossa, per il loro ingente numero ed il  colore rosa intenso. Quel tratto di costa del Sinis è basso e sabbioso con la sabbia composta da innumerevoli quarzi rosa, come Is Arutas, da cui molti turisti amano portar via un ricordo, che amaramente vedono sottrarsi dal personale dell'aeroporto. Tutto il litorale è un sorvegliato speciale dalle vedette poste nelle torri spagnole. In un'altalena storica il turista si spinge  verso l'VIII secolo a.C. arrivando fino alla punta meridionale della penisola dove sono ben visibili i resti della città di Tharros, un centro commerciale fondato dai fenici, importante prima per i cartaginesi e per i romani più tardi.

                                                            
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La Sardegna che non ti aspetti - Parte 2)

I cartaginesi una volta giunti in Sardegna, mirano sopratutto allo sfruttamento delle nostre miniere  ed al controllo della pianura del Campidano. Ricordatevi che state pedalando su una terra che ha la forma dei vostri stessi sandali che i greci chiamano Sandiotis o Ichnusa, che ha dato il nome alla nostra birra cruda, col carattere della nostra terra,  Ichnusa appunto.
Non sarà difficile adesso fermarvi davanti ad un panorama marino o montano e scommetto che  a stento riuscite a trattenere  la vostra emozione; cercate un bar e regalatevi un bel relax tra mare, monti e natura sorseggiando una fresca birra! Che ve ne pare? Guardate verso il mare ed immaginate di vedere arrivare le navi fenicie provenienti dalla striscia costiera a nord della Palestina e ad est del Libano; i fenici  sono abili navigatori e commercianti; percorrono il Mediterraneo in lungo e in largo, con l’intento di scambiare i prodotti del loro fiorente artigianato, gioielli, ceramiche smaltate ed incise, stoffe di lino e di lana colorate con la porpora, di cui hanno il monopolio; essi la ottengono da un particolare tipo di conchiglia marina detta Murice che in Sardegna chiamiamo boccone; dal mollusco si ricava la Porpora Reale, sostanza dal colore violaceo, secreta da una ghiandola del mollusco ed usata appunto nella colorazione delle stoffe. Da un mollusco se ne può estrarre solo una goccia, il che rende la porpora molto preziosa; basti pensare all’Iliade, secondo cui solo le principesse potevano usare i veli di porpora ed è per questo che proprio la porpora è il simbolo della magnificenza imperiale.  

                                                            
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martedì 28 marzo 2023

Giorgio Casu sangavinese e l’albero della Pace



Giorgio Casu di San Gavino, detto Jorghe, a 26 anni lascia la sua terra e parte per capire quale fosse il suo giusto posto nel mondo. La sua prima tappa fu Leeds, nel Regno Unito dove disegnava su tela, ottenendo un discreto successo. Il suo viaggio si allarga, toccando la Thainlandia, l’Australia, l’Indonesia, poi di nuovo Europa, nella Francia del Nord, ancora Messico, Costarica, Isole Figi ed Oceania. L’artista scattava foto dei posti e poi si documentava sui luoghi che visitava. Nel 2007 arriva alla “Grande Mela”, dopo due anni trascorsi in Australia. A New York è convinto a restare dalla sua amica Layla Love; qui dipinge con perseveranza perché sta cercando di raggiungere il suo stile ideale; finalmente conosce la curatrice di una mostra che doveva tenersi proprio alla Casa Bianca ed è così che lei si innamora del ritratto che il Casu fa del Presidente Obama, in occasione della sua elezione nel 2009 e proprio quel dipinto viene scelto come miglior ritratto del Presidente Obama che ancora oggi fa parte della Permanent Collection of White House. Da allora, Giorgio Casu, baciato dalla fortuna, ottiene  la sua meritata popolarità.

L’artista presenta i suoi lavori ai numerosi eventi ed i maggiori consensi li ottiene per “The owl”, il gufo, esposto a Times Square di New York, tenendo tanti americani curiosi col naso all’in sù e riscuotendo tanti consensi. Nel 2022 viene indetto, in Italia, un concorso da Enel Distribuzione per trasformare le cabine elettriche in opere di street art, affinché si metta l’accento sulla sicurezza, con l’intento di portare a zero gli infortuni sul lavoro ed allo stesso tempo, fare omaggio alle varie città toccate da questo artista che mette in evidenza il rispetto per l’ambiente. Fino ad oggi sono più di trecento le cabine che il Gruppo Enel ha affidato ad altrettanti writters per trasformare le cabine elettriche in opere d’arte ma col preciso obiettivo “Zero infortuni”. Ma ritorniamo al nostro artista sangavinese (di San Gavino) Giorgio Casu, è proprio lui a realizzare per la seconda volta un’opera dedicata alla pace, dopo la bandiera della pace, si esibisce con “l’albero della Pace” che si estende lungo la scalinata della chiesa di Santa Lucia, ad Arzachena, località rinomata della Costa Smeralda in Sardegna. Il titolo dell’opera è “Condivisione”, dipinta su 74 tavole di legno, con Alice al centro del disegno. Con la speranza che la pace sia un argomento condiviso dai più, l’opera verrà inaugurata la settimana di Pasqua, al fine di attutire le tensioni derivanti dai drammatici conflitti che coinvolgono non solo gli stati europei, ma anche quelli oltre oceano. Auguro a tutti voi una serena Pasqua!  
 "Non cerco di chiudermi in uno stile ma uso le mie opere come mezzo per continuare la mia ricerca. Questo rende la mia arte difficile alla categorizzazione ma mi mantiene libero di esplorare ed è questo che mi fa sentire vivo e da un senso alla mia produzione."


mercoledì 22 marzo 2023

Nuova oasi nello stagno Corru Mannu - Arborea






Nel Golfo di Oristano e più precisamente nello stagno "Corru Mannu" davanti ad Arborea,  la ditta Nieddittas che gestisce l'intera filiera delle cozze pescate in quel tratto, ha intuito come costruire una nuova oasi per dare riparo ai tanti uccelli acquatici e marini migratori. Nieddittas ha creato una confortevole oasi artificiale ottenuta con sacchi di iuta riempiti con i gusci delle cozze, un piccolo ecosistema che dovrebbe garantire la bio diversità all'interno del sito. L'oasi è lunga 20 metri, larga 7 ed alta 2 metri di cui solo 50 centimetri spunta sul livello del mare. E' un progetto promosso da Medsea, società no profit che tutele lo sviluppo eco sostenibile costiero e la società Nieddittas che da ormai diversi anni gestisce la mitilicoltura nel Golfo di Oristano. L'oasi è formata da 2000 sacchi di iuta pieni di gusci di cozze, scarti della lavorazione della Nieddittas e grazie a natanti e sommozzatori l'isola è stata posizionata a 50 metri dalla terraferma. L'intento è quello di attirare nell'oasi, grazie anche al profumo che i gusci col tempo emaneranno attraverso la brezza marina, tanti tipi di uccelli che troveranno ad accoglierli un ambiente morbido e confortevole, stabile e godibile soprattutto durante gli accoppiamenti. Da quando l'oasi è stata messa a disposizione dei piccoli ospiti, vi hanno trovato alloggio i Beccapesci, le Sterne, il Fraticello, il Cavaliere d'Italia ed il Gabbiano Roseo. 

 


lunedì 12 luglio 2021

Gadoni - Funtana Raminosa , la Colt e "Sa Stiddiosa"



Gadoni è un comune sardo di appena 897 anime e si trova immerso tra castagneti e ciliegi, bagnato dal  Flumendosa. Gadoni in lingua sarda si pronuncia Adoni; si trova in provincia di Nuoro ed offre una delle più grandi varietà paesaggistiche della Barbagia.  La conformazione geologica di Gadoni interessa tantissimo gli studiosi del settore,  infatti gli strati del terreno vanno dall'Altopiano de "Sa Corongia" alla Valle del Flumendosa il quale passando ai piedi del Gennargentu, interseca panoramici Canyons da cui partono spettacolari cascate che in caduta formano diversi laghetti su cui si riflette tutta la natura lussurreggiante che si trova intorno.

Per la precisione Gadoni si trova da una parte ai piedi di Monte "Sa Scova" e dall'altra nella zona mineraria , dismessa e ristrutturata ma godibile all'interno del Museo. La Barbagia dove sorge Gadoni è una regione sarda ed è caratterizzata dalla presenza di numerose rocce calcaree e di tacchi panoramici, presso cui sgorgano le sorgenti d'acqua. Tra due montagne , incastonata in una valle sorge una delle aree estrattive di rame più importanti d'Europa, "Funtana Raminosa" ossia, un pozzo di rame. Dopo la pandemia di questi ultimi due anni, la miniera ha riaperto il suo ingresso ai visitatori. Funtana Raminosa è inserita in un ridente contesto paesaggistico ed è una delle miniere più complete avendo conservato molte delle sue attrezzature  ancora oggi funzionanti.

Le visite all'interno della miniera sono guidate dagli ex minatori, pronti a raccontare ai tanti curiosi, le loro storie con dovizia di particolari. Queste visite consentono lo sviluppo del turismo escursionistico in Sardegna.

Osservando la natura che circonda Gadoni, e guardando meglio, si può mettere a fuoco l'Aquila Reale che qui ha il suo habitat naturale. Si possono osservare inoltre i mufloni mentre passeggiano tra un tacco e l'altro ombreggiati dagli alti pini e castagni. 

A Gadoni sono  stati ritrovati i resti di una fonderia risalente all'età nuragica ed anche reperti dell'età romana, ma ancora prima i fenici ed i cartaginesi hanno lasciato la loro indelebile traccia; a questi ultimi sono state intestate due gallerie, la Fenicia e la Romana.

La prima scoperta di Funtana Raminosa la fece un investitore francese nel 1908, un avvocato, tale Paolo Guinebertiere ma a quella società ne seguirono tante altre che esaltarono l'attività estrattiva della miniera. A questa verdeggiante cittadina spetta un primato, l'invenzione della prima COLT, una pistola a tamburo che fu creata da un gadonese, tale Antonio Broccu, che nel 1833 costruì l'arma senza però registrarne il brevetto che fu invece registrato da Samuel Colt, nel 1836, americano di nascita, risultando quindi  quest'ultimo l'inventore. Antonio Broccu fu un abile fabbro e fu menzionato anche negli elenchi degli inventori insieme ad Antonio Meucci, scopritore del telefono unito nella sorte al gadonese Broccu, visto che il suo telefono fu brevettato dallo scozzese Alexander Bell. Un'altra attrattiva godibile a Gadoni sono le piscine di Arredelusu che si trova  la, sotto il ponte alto 110 metri, dove Seulo incontra Gadoni. Da li sopra si possono ammirare le piscine di Arredelusu, col desiderio di farsi un bel tuffo; Arredelusu è una grande ansa del Flumendosa  Si sa che la natura in Barbagia regala delle emozioni davvero intense così, lungo il corso del Flumendosa, al confine col territorio di Gadoni, c'è una delle cascate più famose della Sardegna chiamata "Sa Stiddiosa" con una caduta d'acqua di 20 metri che si accumula in un lussureggiante laghetto sottostante; le gocce d'acqua, cadendo hanno originato una sorgente carsica e mentre scendono illuminano la parete rocciosa, da qui il nome Sa Stiddiosa, un luogo magico in cui il tempo si è fermato!