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sabato 22 aprile 2023

La Sardegna che non ti aspetti - parte 3)


Stando alle ricerche recenti, i villaggi nuragici costieri, sono i primi ad entrare in contatto con i commercianti fenici e ciò avviene sopratutto nelle rade meridionali ed occidentali. I fenici fondano le colonie Karalis (Cagliari), poi Nora, Bithia (Capo Spartivento), Sulcis, nella penisola di Sant’Antioco, Tharros e Bosa, nella Sardegna centro nord occidentale. Il commercio con l’isola prospera gradatamente ed i villaggi si allargano consentendo di accogliere stabilmente al loro interno l’esodo delle famiglie fenicie le quali, a causa della politica espansionistica dei sovrani assiri e la loro pressione sulle coste libanesi, crea seri problemi alle fiorenti città stato, costringendo i fenici alla fuga dalle loro terre e una volta raggiunta la Sardegna, essi apportano i loro culti e le loro tradizioni.

Avvengono proficui scambi culturali e si celebrano perfino matrimoni misti. I fenici ed i sardi convivono pacificamente e sulle coste sorgono i primi insediamenti, infatti essi introducono in Sardegna una nuova forma di aggregazione sociale, le città. I clan nuragici abitavano in vasti territori controllati dalle torri nuragiche , poste nei punti più strategici.
Persino pedalando in bicicletta si possono ammirare le tante raffigurazioni punico fenicie,  stando a contatto con le bellezze naturalistiche e testimonianze archeologiche di una terra antica.
In Sardegna esiste un progetto per la realizzazione di un'intensa rete ciclabile, per un totale di 2700 chilometri e più di 50 itinerari, coinvolgendo anche parchi ed aree protette, come per esempio il tour che parte da Porto Torres in provincia di Sassari, da cui si dirama una dorsale in cemento lunga ben 25 chilometri, attraversando il Parco dell'Asinara. Durante i 100 anni di chiusura totale, quell'isola è diventata un paradiso naturale, è un parco nazionale dal 1997 ed oggi è finalmente un'area marina protetta, con i suoi 110 chilometri di costa ed un habitat incontaminato. 
Intorno ai nuraghi aumentano le capanne nei villaggi, si incrementa la topografia; grazie al prosperare dei villaggi, le città stato fanno gola ai cartaginesi che mirano, non solo al controllo dei centri urbani costieri ma anche alle fertili pianure dell'entroterra; ancora più forte è l'interesse per le nostre ricche miniere di metallo, sempre state dominio delle genti nuragiche dell'interno. Da allora inizia una lunga guerra che vede i punici (le genti di Cartagine)penetrare fino all'interno dell'isola; arrivano da Karalis (Cagliari), Monastir e San Sperate, vanno verso Sulky, l'odierna Sant'Antioco, fino a Monte Sirai. Da Tharros occupano il Sinis, spingendosi fino a Narbolia e San Vero Milis (ottima la Vernaccia); messi alle strette, i sardi nuragici reagiscono ed in breve tempo occupano i territori invasi, minacciando la distruzione delle città costiere. Per la prima volta nel VI secolo a.C. la Sardegna rientra negli annali della storia. La letteratura classica infatti, ci fornisce un preciso resoconto su ciò che accade nell'isola. Per difendere gli interesserei punici, nel 540 a.C. Cartagine inviò in Sardegna un suo esperto generale, reduce dalla vittoria in Sicilia contro i greci, tale Malco. Egli sbarca in Sardegna con un corpo di spedizione il cui compito è appunto quello di liberare le città costiere dal pericolo di annientamento. Malco però trova ad attenderlo la feroce ed organizzata resistenza dei sardi nuragici che attaccano e travolgono i cartaginesi, ormai costretti alla ritirata ed a sopportare le pesanti perdite. Dopo tale disfatta, l'esercito cartaginese viene potenziato. In quel periodo viene introdotta nella nostra isola la zanzara anofele che nell'isola trova terreno fertile tra paludi, acquitrini e campagne incolte. A detta di alcuni storici l'isola, all'epoca, si trasforma ben presto in una terra maledetta, infestata com'è dalle micidiali zanzare anofele che si sono conservate molto bene, riuscendo ad arrivare all'epoca moderna; dal 1946 al 1950 vengono considerate un flagello per la Sardegna a causa della malaria che le stesse zanzare trasmettevano. Cicerone chiama il poeta sardo Tigellio,  "Hominem pestilentiorem patria sua" mentre gli inviati a Roma definiscono i sardi "razza maledetta". Ormai radicata nei secoli, la malaria continua ad imperversare durante la dominazione di Bisanzio con picchi elevati nel Medioevo. Durante il Feudalesimo, la gente sarda viene  decimata e gli abitanti ridotti a 150.000, ossia, lo stesso numero di persone che oggi vive a Cagliari. Gli eserciti stranieri perdono spesso le loro battaglie non per la forza dei sardi, ma perché ai sardi, dava man forte la malaria, nemico invisibile ed invincibile.
 Per fortuna nel dicembre del 1943, gli americani introducono il DDT eseguendo una potente disinfestazione. 
I cartaginesi si spingono all'interno della Sardegna tanto da distruggere la reggia nuragica di Barumini. A Malco successe Magone, vero fondatore della potenza cartaginese; Asdrubale, suo figlio morì in battaglia nel 510 a.C. e la guerra viene portata avanti da suo fratello Amilcare, vittorioso sui sardi che trovano riparo all'interno dell'isola. I cartaginesi ricostruiscono la fortezza di Monte Sirai e ne ripristinano delle altre nei punti strategici dell'isola. Quella cartaginese è un'occupazione molto più estesa di quella fenicia, tanto da arrivare nelle pianure e sulle colline dove fondano diversi centri abitati; così da una parte proteggono i loro commerci e dall'altra sfruttano le risorse agricole del nostro paese. Dopo la conquista dell'isola, Cartagine importa una grande quantità di indigeni berberi dal Nord Africa (Magreb), destinata alla coltivazione del grano nel Campidano. Cartagine regola i traffici navali da e per la Sardegna. Nel 509 a.C. viene sancito il primo trattato di Roma che riconosce a Cartagine il possesso della Sardegna e vieta ai romani ogni tipo di commercio con l'isola.
Nel 378 a.C. i romani fondano la colonia Sardonia che potrebbe essere identificata con la Sardegna, per la sua forma di sandalo. Dal 360 a.C. Cartagine decide di fortificare alcune città importanti della Sardegna a difesa dell'esponenziale crescita della Repubblica Romana. Per questo vengono costruite le mura di cinta intorno a Tharros, Sulcis, Nora e Karalis e vengono fortificate quelle di Olbia, Santu Antine e Genoni. L'occupazione punica trasforma anche l'organizzazione della Società Sarda. Le città diventano centri di potere politico, religioso, militare ed economico; viene inoltre imposto alla popolazione sarda  un tipo di cultura diverso; dopo un periodi di forti scontri proprio in merito a questo, i rapporti tra sardi e punici migliorano, tanto da avere una fusione tra le due culture.  
 
                   
                                                            
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giovedì 20 aprile 2023

La Sardegna che non ti aspetti - 7)


Intorno ai nuraghi aumentano le capanne nei villaggi, si incrementa la topografia; grazie al prosperare dei villaggi, le città stato fanno gola ai cartaginesi che mirano, non solo al controllo dei centri urbani costieri ma anche alle fertili pianure dell'entroterra; ancora più forte è l'interesse per le nostre ricche miniere di metallo, sempre state dominio delle genti nuragiche dell'interno. Da allora inizia una lunga guerra che vede i punici (le genti di Cartagine)penetrare fino all'interno dell'isola; arrivano da Karalis (Cagliari), Monastir e San Sperate, vanno verso Sulky, l'odierna Sant'Antioco, fino a Monte Sirai. Da Tharros occupano il Sinis, spingendosi fino a Narbolia e San Vero Milis (ottima la Vernaccia); messi alle strette, i sardi nuragici reagiscono ed in breve tempo occupano i territori invasi, minacciando la distruzione delle città costiere. Per la prima volta nel VI secolo a.C. la Sardegna rientra negli annali della storia. La letteratura classica infatti, ci fornisce un preciso resoconto su ciò che accade nell'isola. Per difendere gli interesserei punici, nel 540 a.C. Cartagine inviò in Sardegna un suo esperto generale, reduce dalla vittoria in Sicilia contro i greci, tale Malco. Egli sbarca in Sardegna con un corpo di spedizione il cui compito è appunto quello di liberare le città costiere dal pericolo di annientamento. Malco però trova ad attenderlo la feroce ed organizzata resistenza dei sardi nuragici che attaccano e travolgono i cartaginesi, ormai costretti alla ritirata ed a sopportare le pesanti perdite. Dopo tale disfatta, l'esercito cartaginese viene potenziato. In quel periodo viene introdotta nella nostra isola la zanzara anofele che nell'isola trova terreno fertile tra paludi, acquitrini e campagne incolte. A detta di alcuni storici l'isola, all'epoca, si trasforma ben presto in una terra maledetta, infestata com'è dalle micidiali zanzare anofele che si sono conservate molto bene, riuscendo ad arrivare all'epoca moderna; dal 1946 al 1950 vengono considerate un flagello per la Sardegna a causa della malaria che le stesse zanzare trasmettevano.

Cicerone chiama il poeta sardo Tigellio,  "Hominem pestilentiorem patria sua" mentre gli inviati a Roma definiscono i sardi "razza maledetta". Ormai radicata nei secoli, la malaria continua ad imperversare durante la dominazione di Bisanzio con picchi elevati nel Medioevo. Durante il Feudalesimo, la gente sarda viene  decimata e gli abitanti ridotti a 150.000, ossia, lo stesso numero di persone che oggi vive a Cagliari. Gli eserciti stranieri perdono spesso le loro battaglie non per la forza dei sardi, ma perché ai sardi, dava man forte la malaria, nemico invisibile ed invincibile.
 Per fortuna nel dicembre del 1943, gli americani introducono il DDT eseguendo una potente disinfestazione. 
I cartaginesi si spingono all'interno della Sardegna tanto da distruggere la reggia nuragica di Barumini. A Malco successe Magone, vero fondatore della potenza cartaginese; Asdrubale, suo figlio morì in battaglia nel 510 a.C. e la guerra viene portata avanti da suo fratello Amilcare, vittorioso sui sardi che trovano riparo all'interno dell'isola. I cartaginesi ricostruiscono la fortezza di Monte Sirai e ne ripristinano delle altre nei punti strategici dell'isola. Quella cartaginese è un'occupazione molto più estesa di quella fenicia, tanto da arrivare nelle pianure e sulle colline dove fondano diversi centri abitati; così da una parte proteggono i loro commerci e dall'altra sfruttano le risorse agricole del nostro paese. Dopo la conquista dell'isola, Cartagine importa una grande quantità di indigeni berberi dal Nord Africa (Magreb), destinata alla coltivazione del grano nel Campidano. Cartagine regola i traffici navali da e per la Sardegna. Nel 509 a.C. viene sancito il primo trattato di Roma che riconosce a Cartagine il possesso della Sardegna e vieta ai romani ogni tipo di commercio con l'isola.

Tuvixeddu nel cuore di Cagliari


Nel 378 a.C. i romani fondano la colonia Sardonia che potrebbe essere identificata con la Sardegna, per la sua forma di sandalo. Dal 360 a.C. Cartagine decide di fortificare alcune città importanti della Sardegna a difesa dell'esponenziale crescita della Repubblica Romana. Per questo vengono costruite le mura di cinta intorno a Tharros, Sulcis, Nora e Karalis e vengono fortificate quelle di Olbia, Santu Antine e Genoni. L'occupazione punica trasforma anche l'organizzazione della Società Sarda. Le città diventano centri di potere politico, religioso, militare ed economico; viene inoltre imposto alla popolazione sarda  un tipo di cultura diverso; dopo un periodi di forti scontri proprio in merito a questo, i rapporti tra sardi e punici migliorano, tanto da avere una fusione tra le due culture.  
 

                                                            
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mercoledì 19 aprile 2023

La Sardegna che non ti aspetti - 6)



Per chiudere l'anello dei percorsi in bici, il turista potrà fare tappa su un'oasi inimitabile, il Parco della Giara di Gesturi, un altopiano basaltico, di origine vulcanica, alto 600 metri. Ciò che disarma il turista, è la completa assenza di rumori, a parte i cinguettii degli uccelli. I cavallini scrutano a distanza tra gli alberi piegati dal vento forte di maestrale che porta profumi mediterranei; tracce umane storiche e preistoriche si avvertono da Turri in direzione di Barumini dove troneggia "Su Nuraxi", un grandioso nuraghe, oggi patrimonio dell'Unesco.  La passeggiata continua lungo le colline della Marmilla per poi faticare da Gesturi fino alla discesa di Genuri, dove si potrà visitare "Sa Domu de S'Orru" (La casa dell'orco), si procede poi verso Setzu e di nuovo Tuili e Turri fino a concludere il giro.

Una magnifica Stele Sepolcrale del IX secolo a.C. è stata rinvenuta a Nora, accanto a Pula e la si può vedere al Museo Nazionale di Cagliari; sopra la Stele appare il nome della nostra isola di Sardegna, senza le vocali, SRDN, come consuetudine nelle lingue semitiche, caratterizzate da un ricco consonantismo. A Nora si trovano i resti della città romana.  
Il periodo che va dal 900 a.C. si identifica con l'epoca d'oro della civiltà nuragica. L'artigianato produce ceramiche raffinate ed aumenta la qualità delle armi; col prosperare dei commerci, i manufatti sardi raggiungono ogni angolo del Mediterraneo, dalle coste Siro Palestinesi a quelle spagnole ed atlantiche. 

                                                            

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La Sardegna che non ti aspetti- 5)

Scendendo sulla dorsale si arriva al Sulcis passando per i tracciati storici, luogo di miniere dismesse, ben 59, da cui si estraevano, ferro, argento, rame e piombo. I tracciati sono impegnativi e corrono su asfalto, sentieri brulli e su mulattiere; 24 tappe ed in tutto 400 chilometri da fare in bicicletta, tempo occorrente, una settimana circa. Avete però attraversato 3/4 del Parco Geo Minerario della Sardegna. Il percorso attraversa i centri minerari costieri come Nebida e Masua, con la famosa galleria di Porto Flavia, un monumento di archeologia industriale straordinario che domina una fetta di costa incantevole, sita di fronte al faraglione Pan di Zucchero, alto ben 133 metri.


Porto Flavia è stato un capolavoro  di ingegneria che quando era in funzione, migliorava le condizioni di lavoro dei minatori perché riduceva i tempi ed i costi di trasporto del minerale. Dai boschi del Marganai si passa alla miniera di Serbariu, attuale museo del carbone, e poi si arriva alle dune di Piscinas, con montagne di sabbia sottile, alte più di trenta metri; si giunge quindi alle grotte di San Giovanni, a Domusnovas e le grotte di Is Zuddas, a Santadi con stalattiti e stalagmiti dalle forme più curiose.

Stando nel Sulcis si può visitare il parco di Gutturu Mannu (la Grande Gola) coperto da lecci, sugherete, olivastri e lentischi. Bello da visitare è il Parco di Monte Arci, ricco oltre che di macchia mediterranea, di Ossidiana, ossia l'oro nero del Neolitico, un vetro nero di origine vulcanica che in sardo si chiama "Sa perda Crobina", ossia, roccia nera come il corvo. Il Monte Arci si estende per 150 chilometri quadrati.


                                                            
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martedì 18 aprile 2023

La Sardegna che non ti aspetti - Parte 4)


Proseguendo si incontrano sorgenti, ruscelli, stagni e dighe, ruderi medioevali in mezzo a tanta macchia mediterranea. Un parco che attira i turisti in bicicletta è quello di Porto Conte, col suo patrimonio ambientale unico; vicino ad Alghero, Porto Conte è immerso in 5000 ettari di verde.

E si, la Sardegna in sella regala agli amanti delle vacanze in bici, luoghi ricchi di bellezze naturalistiche, archeologiche e culturali per soddisfare le esigenze di colui che ha sete di conoscenze. La bici è perfetta per visitare anche la Penisola del Sinis, vicino a Cabras, dove i Giganti di Mont’e Prama interpretano un passato remoto antichissimo, eroico.

I panorami che si presentano sono da mozzare il fiato e mettono in evidenza come la Penisola si trovi incastonata tra due grandi stagni, noto habitat dei fenicotteri rosa, da noi chiamati "Sa Genti Arrabbia", la gente rossa, per il loro ingente numero ed il  colore rosa intenso. Quel tratto di costa del Sinis è basso e sabbioso con la sabbia composta da innumerevoli quarzi rosa, come Is Arutas, da cui molti turisti amano portar via un ricordo, che amaramente vedono sottrarsi dal personale dell'aeroporto. Tutto il litorale è un sorvegliato speciale dalle vedette poste nelle torri spagnole. In un'altalena storica il turista si spinge  verso l'VIII secolo a.C. arrivando fino alla punta meridionale della penisola dove sono ben visibili i resti della città di Tharros, un centro commerciale fondato dai fenici, importante prima per i cartaginesi e per i romani più tardi.

                                                            
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giovedì 29 settembre 2011

Le Cure Termali in Sardegna.

      La Sardegna offre un ventaglio molto ricco di alternative turistiche, davanti alle quali il turista ha l'imbarazzo della scelta. Una delle tante è rappresentata dal turismo Termale. La nostra,  è una terra moltoantica, e le sorgenti termali che vi si trovano, erano conosciute, fin dai tempi dei Romani, i quali alla fine della loro giornata lavorativa, si concedevano un bagno rilassante, immergendosi nelle calde acque termali. Possiamo trovare i  siti termali,  sia in prossimità delle coste, che nell'interno dell'isola. In questi ultimi anni, in cui un sempre crescente numero di persone, è desideroso di rigenerarsi, si è avuta una riscoperta dei bagni termali, siano essi piscine che grotte, o direttamente spiagge di fango termale. I trattamenti termali
si basano ormai sugli studi clinici sperimentali che hanno fatto uscire il Termalismo dalla nebbia del sospetto e dell'incomprensione. In Sardegna, si è scelta la formula di abbinare  il benessere psicofisico,  condizioni ottimali ambientali e climatiche ai benefici del trattamento termale. Tra le più note stazioni termali sarde, conosciamo le Terme di Sardara, che si trovano a due chilometri dal centro abitato, nella località Santa Maria di Acquas. Sardara si trova a 50 chilometri da Cagliari e 40 da Oristano (vedere la mappa nel blog). Qui, oltre allo stabilimento, le terme dispongono di un centro benessere e di un fitness center. A Sardara sono state riscontrate tracce storiche dell'epoca nuragica, infatti nel parco delle terme insiste proprio un nuraghe ed un pozzo anch'esso nuragico, che attestano insediamenti del 1600 a.C. Qui le fonti termali sono cinque e la temperatura dell'acqua va dai 50 ai 68 gradi e le acque che sgorgano sono minerali, alcaline ipertermali e contengono bicarbonato. Il fango è argilloso di colore bruno cinereo.
Il centro termale si avvale di una equipe di medici specialisti che monitorizzano gli effetti delle cure con le acque e con i fanghi, sui numerosi pazienti che giungono da tutta Italia.
A Benetutti, in provincia di Sassari, in prossimità di un imponente sito nuragico, vicino al fiume Tirso, si trovano le Terme Aurora, descritte già dall’astronomo Tolomeo nel II sec.d.C. per una singolarità: sembra che le acque sgorgassero da 110 sorgenti e accanto ad ognuna vi fosse una lastra in pietra che descriveva la malattia da curare.
 Le Terme di San Saturnino a Bultei, sorgono sul luogo noto ai romani col nome di Aquae Lusitanae, come testimoniato, all'interno dell'edificio, dai resti di un calidarium, oltre che da altri reperti architettonici ed epigrafi.
In Gallura a Tempio Pausania sgorgano le acque oligominerali fredde di gusto gradevolissimo.
Restano ancora le tracce di uno stabilimento termale romano a Fordongianus, in provincia di Oristano.
Un altro centro termale molto raffinato è quello di Casteldoria. Grazie ad un RIFT, ossia alla spaccatura che si è formata dalle due faglie adiacenti tra il golfo di Cagliari ed il golfo dell'Asinara, che ha causato l'abbassamento della striscia di crosta terrestre, si sono formate le sorgenti soterranee di Casteldoria, che sfruttano appunto le fratture della crosta terrestre, raggiungendo grandi profondità. Le acque si trasformano in vapore e risalgono sottoforma di acqua calda idrotermale. Lo stabilimento per i trattamenti termali si trova in prossimità delle sorgenti. Chi non volesse stare in stabilimento, può fare le immersioni direttamente lungo le rive del fiume traendo così beneficio per ogni tipo di dolore. I turisti si divertono anche cospargendosi di fango, direttamente sul terreno. Il posto è molto suggestivo e se si prosegue lungo la costa nord- est, si raggiunge l'Isola Rossa. Questo nome è dato perchè al tramonto, il colore delle rocce granitiche, diventa rosso come il sole. L'Isola Rossa

Isola Rossa
è in realtà un piccolo borgo che ha difronte un isolotto disabitato, ed è lui che da il nome alla zona. Da queste parti le spiagge sono ricoperte da una sabbia bianchissima, dove nell'alta stagione è difficile trovare un lembo di spiaggia vuoto su cui stendere l'asciugamano. Il posto è molto bello ed ambito dai turisti, a cui piace passeggiare sul molo e per il lungomare, prima di sedersi ad uno dei numerosi ristoranti tipici dove gustare le specialitù sarde a base di pesce o carne. Molto stimolante, la brezza leggera di primavera, mentre regala i profumi ed i colori di una natura selvaggia, che si è appena risvegliata, riempie l'anima e il cuore di gioia di vivere.