Se Kyoto è grazia e silenzio, Osaka a Dotombori è colore, rumore, folla, vita. È come se il Giappone avesse acceso tutte le luci insieme e le avesse concentrate qui, lungo questo canale che brulica di insegne luminose, vapore che sale dai banchi di takoyaki (polpette fritte) e un’umanità in movimento continuo.
Ci sono stata verso sera, quando il sole cede lentamente il passo alle insegne al neon e il famoso Glico Man (omino con le braccia alzate in segno di vittoria) illumina i volti dei passanti. Ho camminato piano, guardando in alto, tra granchi meccanici, polpi giganti e sorrisi aperti. Osaka si rivela così: esagerata, allegra, autentica.
Ho assaggiato di tutto, senza fretta: una pallina di takoyaki troppo calda, un boccone di okonomiyaki (pancake giapponese) condiviso, risate seduti su uno scalino. Dotombori è un’esperienza, più che un luogo. Un’energia che ti prende per mano e ti porta lontano, in un Giappone diverso, vivo, travolgente.
E alla fine ho capito: qui non si viene per cercare pace, ma per sentirsi dentro la corrente.






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