Ieri sera, rientrata tardi dalla passeggiata, non ho fatto in tempo a prendere un presente a Carl e sua moglie Karin; il negozio chiude presto, ragion per cui, questa mattina mi sono recata alle 9,00 allo stesso supermercato per acquistare una bottiglia di Chianti ed il pranzo al sacco per il viaggio a Ilulisat. Alla cassa, una ragazza inuit, mi fa capire che il vino, da loro non si può vendere la domenica, ma dal lunedì al sabato, fino alle sette di sera.
Avranno pensato mi volessi ubriacare. Questo perché la domenica in famiglia occorre trascorrerla da sobri, ma io non sono del posto, io non voglio ubriacarmi, va bene, opto per una scatola di cioccolatini e due mazzetti di fiori per rifinire la confezione, insieme ad un nastro di raso. Ho consegnato i cioccolati a Carl, questa mattina quando ė venuto a prendermi in albergo per accompagnarmi alla barca, in partenza per Ilulisat, dove sono arrivata dopo un'ora di viaggio tra gli iceberg. Bellissimo navigare tra le montagne di ghiaccio, tutti noi otto passeggeri, cercavamo foche o balene all'orizzonte, solo una balenottera, che doveva essere la stessa avvistata all'andata.
Ad accogliermi al porto, l'autista inuit dell'albergo Artic, che guida il pulmino a sette posti, puntuale come un orologio svizzero; sceso dalla sua macchina mi viene incontro sorridente e nel suo inglese perfetto, mi da il benvenuto. Il proprietario dell'albergo ė un signore attempato danese che ha preferito formare il suo personale inuit del posto, insegnando loro tre lingue, l'inuit corretto, il danese e l'inglese, oltre alle buone maniere.
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