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mercoledì 22 luglio 2015

Viaggio in Islanda - I parte - Alla partenza.


Dopo un viaggio di cinque ore da Fiumicino, mi ritrovo a Keflavik, l'aeroporto di Reykjavik, in cui arrivo all'una e un quarto del mattino ora locale, in Italia, le tre meno un quarto. Ma questa partenza e' tutta da raccontare, perché è tragicomica. Innanzitutto a Fiumicino mi sono messa in coda per fare il check in con la compagnia Voering, sperando di non trovare la coda; con mia enorme sorpresa invece, mi ritrovo ultima, dopo 180 persone, roba da gazzettino. La fila procede svelta e dopo un'ora arrivo davanti allo sportello. Faccio il check in e mi inoltro per la sicurezza; gli addetti portavano, tutti, la mascherina di protezione, non capivo il motivo, man mano che mi avvicinavo, però mi ricordavo che lì, al terminal due, qualche mese fa, c'è stato un incendio e l'aria oggi è ancora intrisa di polveri nocive, essendo sottoposta continuamente ai rilevatori;  pensavo, non dovrò aspettare per tre ore, proprio al terminal 2! Cerco un proiettore con l'elenco dei voli e trovo il mio con destinazione Reykjavik, uscita al T 2!! E no, che jella! Pazienza, inganno il tempo pranzando in un ristorante  in zona T2, con calma, tanto mancano tre ore. Ceno tranquilla, dopo un'ora e mezzo mi alzo e passeggio con calma per un'altra oretta, tanto l'uscita e' qui vicino, mi son detta. Sollevo gli occhi al  tabellone ed il Gate era stato spostato dalla parte opposta, mentre osservavo tanta gente che iniziava a correre, visto che l'imbarco era ormai stato aperto.  Corro anch'io, mi aiutava a digerire meglio la cena! Faccio una corsa di circa 20 minuti e mi trasferisco dalla parte opposta di Fiumicino, uscita D. Arrivo con 20 minuti di ritardo, ma non avevano ancora aperto il varco. Per fortuna che avevo con me solo un trolley ed una borsa a mano.  Che galoppata, arrivo tutta sudata. Alle 21, 30 chiamano il volo e siamo tutti lì, soffrendo per il gran caldo. Due donne sono state male e soccorse. Ci fanno salire su un bus rovente, stretti come sardine. Aspettiamo una decina di minuti e partiamo verso l'aereo, mi consolavo perché stavo andando in un Paese freddo, mi aiutava a stare serena, in mezzo alla gente piuttosto alterata. Ci fanno salire sull'aereo, io salgo davanti, ero all'11* posto! Mi siedo ed aspetto. Osservo che la gente salita da dietro, cerca di andare avanti, mentre si scontra con la fila proveniente dal verso opposto. Non capivo il motivo, mi ritornava in mente Fantozzi! Così siamo partiti alle 22,30, con un'ora e mezzo di ritardo. Siamo ancora in Italia e si vede! Trattenere una risata non e' stato facile.

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