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sabato 27 luglio 2013

Visita al carcere di Alcatraz - viaggio in California - 13° parte.


Cella di Frank Morris

L'ultimo menù in cucina.
La Biblioteca
Ultimo tour nella città di San Francisco, andrò a vedere il carcere di Alcatraz che dal 1859 al 1933 era una prigione militare, mentre dal 1934 al 1963 era un penitenziario federale. Fu chiuso, perché non ritenuto abbastanza sicuro, visto che sono riusciti a scappare ben tre detenuti. La visita all'interno del carcere e' stata molto toccante, immaginare tutti quei ragazzi, che dovevano invecchiare li dentro, in cellette così minuscole che avevano posto solo per un lavandino ed un letto. Ho visitato la cella di Al Capone, dalla quale fu trasferito per andare in ospedale ed essere curato di sifilide, che lo fece impazzire. Mi è ritornato in mente "Fuga da Alcatraz", con Clint Eastwood, ed ho rivisto le immagini reali della sua cella, col fantoccio messo al suo posto, da Frank Morris, la notte della fuga ed il buco scavato col cucchiaio, sotto il piccolo lavandino, che lui copriva bene ogni notte, col cartongesso dello stesso colore. E' stato impressionante, quando in cuffia, mi andavano gli stessi rumori di quella notte, di tutte le squadre che si sono mosse per cercare i fuggiaschi. Com'è stato impressionante ed assordante il rumore dei piatti, durante l'occupazione del carcere da parte degli indiani, dal 1969 al 1971, per chiedere l'Università per gli indiani, all'interno del carcere.  Nella cucina, nel cui soffitto erano posizionate due bombole di gas, per sedare le risse, il porta posate era sempre sotto controllo, infatti era proprio la cucina, il luogo più pericoloso: ogni posata aveva la sagoma disegnata al suo posto, così si poteva vedere subito se nulla mancasse. È capitato che ne sia sparita qualcuna, ma non fu mai ritrovata. La collina del carcere è di origine granitica, per cui, una costruzione li sopra, sarebbe stata ben sicura. Per rendere il carcere accogliente e per dare una presenza di natura, i carcerati decisero di coltivare diverse piante profumate e colorate, che ancora oggi esistono.
All'uscita dal carcere, avevo il cuore stretto, ed immaginavo ciò che provavano quelle persone, una ad una mentre uscivano per fare ritorno a casa, dai loro familiari che li attendevano. È stata una giornata pesante, per me, oltretutto ho buscato un bel raffreddore. Vado a mangiare alle 18,30 al molo ed aspetto il City bus che mi farà fare un bel giro in mezzo alla nebbia, però di passaggio, mi lascerà in albergo. Domani si riparte a Los Angeles in aereo col bus navetta.

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