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mercoledì 14 settembre 2011

Uno sguardo alle Statistiche della Sardegna

     Anche se un pò noioso, per capire come e quanti siamo e cosa facciamo, insomma per sapere quale sia il nostro tenore di vita, dobbiamo dare uno sguardo anche ai  numeri, non solo alle nostre belle spiagge. Partiamo dal principio, parlando delle nascite; in Sardegna ci sono le mamme più anziane d'Italia, esse hanno 32,5 anni. L'indice di vecchiaia è in forte crescita, sia perché si fanno pochi figli, sia perché...............
i giovani che non trovano lavoro, vanno altrove a cercarlo e tornano in Sardegna, solo da pensionati. Quest'indice che è 154,8%, è superiore alla Germania che è la più vecchia d'Europa. L'indice di crescita in Sardegna, nel 2009, è stato di  -0,89%. La politica non può prescindere da questo dato, e deve cercare di intervenire per invertire la tendenza. Se i giovani vanno via e rimangono solo i vecchi, sicuramente la nostra razza Sarda, è in via di estinzione. Per quanto riguarda un altro aspetto, quello turistico, si da atto alla crescita del flusso nel settore, grazie sopratutto al fenomeno "Low cost" ed alla migliore competitività delle aziende turistiche. Dando uno sguardo a volo d'uccello alla situazione economica sarda ed attenendoci alle ultime statistiche ISTAT, elaborate nel 2007, il 15,9% delle famiglie sarde, si colloca al di sotto della soglia di povertà, quindi adesso è d'obbligo lavorare con i numeri. In Sardegna ci sono 634.000 nuclei familiari di cui alcuni sono composti da una sola persona, altri, invece, in cui sono presenti anche due o tre figli. Occorre quindi fare una media. Il 15,9% di 634.000 è pari a circa 101.000 famiglie sarde e queste vivono al di sotto della soglia di povertà, sono quindi famiglie povere. stiamo parlando, per intenderci, di 262.000 persone che vengono considerate povere. Per avere un'idea più chiara di quante esse siano, ricordo che Cagliari ha 150.000 abitanti.
Aggiungo che per statistica, le famiglie più povere, sono le più numerose. Ma come vivono queste famiglie sarde? Vivono chiedendo soldi in prestito, prima ai familiari, poi agli amici. I prestiti prima o poi devono essere restituiti e la situazione diventa sempre più insostenibile. Le famiglie a reddito fisso, dipendenti e pensionati, sono quelle che hanno maggiore difficoltà e si ritrovano in media, ad avere sulle spalle, un debito di diecimila euro da restituire. Il trend, la curva, è in crescita.
Il 62% dei prestiti è dato da mutui con ipoteca, in genere per la prima casa; il 10%  costituito da prestiti personali, l'1,2% da debiti per consumi. Il 2,6% dei prestiti complessivi è dato dalla cessione del quinto dello stipendio o della pensione, mentre il 46% è dato dalle carte di credito  revolving, che stanno prendendo violentemente piede e l'8,6% da altri prestiti. Le carte di credito revolving sono quelle rilasciate con faciloneria, dietro una stretta di mano, a cui segue la stretta al collo, da tantissime società finanziarie, che in città sorgono come funghi, grazie al terreno fertile che trovano presso le famiglie. I vertice di questa catena, è rappresentato da una bolla pronta a scoppiare, ma rappresenta l'ultima spiaggia di sopravvivenza del poveretto, prima di ricorrere al mercato dell'usura, dalla cui spirale sarà risucchiato, senza trovare via d'uscita.
In Sardegna si calcola che le persone a rischio usura, siano 110.000. Una piccola fiammella, la si intravvedrebbe se la Regione Sarda riuscisse a spendere con equilibrio il Fondo che ha a disposizione per bilanciare le situazioni di povertà ed il Fondo Etico. Questi fondi devono diventare più accessibili, grazie allo snellimento della burocrazia, che in questa situazione d'emergenza è d'obbligo. Soltanto così si potrà continuare il discorso di sviluppo della piccola e media impresa. 

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