Kanazawa mi ha accolta con la grazia di una città che custodisce il proprio passato come un bene prezioso. Meno frenetica di Tokyo, meno turistica di Kyoto, eppure piena di fascino, arte e memoria. Camminare per le sue strade è come entrare in un Giappone più riservato, dove la bellezza si rivela con discrezione.
Qui ho visitato uno dei giardini più belli del Giappone: il Kenroku-en, un’opera d’arte vivente dove ogni pietra, albero e ruscello sembrano messi lì con gentilezza e saggezza. In ogni stagione, il giardino cambia volto, ma resta fedele alla sua armonia: equilibrio tra l’uomo e la natura, tra pieni e vuoti, tra silenzi e sussurri d’acqua.
A Kanazawa ho anche passeggiato nel quartiere dei samurai Nagamachi, con le sue antiche dimore in fango e legno, e tra le vie acciottolate del quartiere delle geishe Higashi Chaya, dove il tempo sembra sospeso.
Non potevo lasciare Kanazawa senza aver visto le opere del 21st Century Museum of Contemporary Art, né senza aver assaggiato il pesce fresco al mercato di Omicho. È stata una tappa intensa e rilassante allo stesso tempo, come una tazza di tè bevuta lentamente davanti a un giardino.
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