Mi sorprendo come ogni volta che leggo qualche articolo o pagina di libro che parla della mia città, Cagliari, scopro sempre nuove cose, nuove informazioni che mi aiutano a comprendere meglio la sua storia, il susseguirsi degli eventi e perfino l'origine di tanti nomi. In città al tempo degli aragonesi, nel rione Castello, la parte più alta di Cagliari, dove al tempo risiedeva la nobiltà, lavoravano tanti sudditi, servitori delle persone più ricche. A partire dal Regio Decreto del 1861 però, Cagliari non sarebbe più stata roccaforte militare, quindi la città poteva espandersi oltre le mura del Castello, scendendo nelle parti basse ed in breve tempo si decreta lo sgretolamento del rione dove il popolo poteva accedere soltanto per svolgere i lavori più umili. Allo scattare del coprifuoco i servitori che lavoravano a Castello, dovevano sloggiare e tornare giù alle loro case, avvertiti da un suono di corno. E' rimasto ancora oggi il detto "Bogau a son'e corru" ossia mandato via a suono di corno. Essendo i cortigiani di Castello più colti, il popolino si recava da loro per farsi scrivere le lettere e le richieste da inoltrare alle autorità. I soldi erano sempre di meno e l'inchiostro costava caro, così i castellani lo allungavano orinando dentro il calamaio. Nasce così il soprannome "Pisciatinteris" ossia piscioni dentro i calamai. Se qualcuno malauguratamente si tratteneva a Castello oltre il coprifuoco, veniva buttato fuori e fatto rotolare giù dal Bastione di Santa Croce dicendogli "Stai in pace", poi diventato "Stampace", da cui ha preso il nome il quartiere ai piedi di Castello. A Stampace al tempo si faceva la festa de "Is cuccurus cottus", le teste calde che si teneva in una domenica d'estate. Ma un politicante, approfittando di cotanta partecipazione, sfruttò la festa per fini elettorali ed avrebbe favorito la nascita di un comitato organizzatore parallelo ma a detta degli stampacini, quel politico "ha perdiu latti e cardaxiu", ovvero il latte ed il pentolino, ossia non si è più fatta la festa e venendo meno la partecipazione della gente, nemmeno la propaganda politica. In passato in Sardegna emerse il fenomeno delle assonanze, ossia la parziale identità di suoni tra due o più parole, quindi l'isola dei Granchi (Cuvuru in sardo), divenne l'isola dei Cavoli; mentre l'isola del cattivo vento, "malu 'entu", divenne l'isola di Maldiventre; così pure "su mraxiani arrubiu" (la volpe rossa), fu tradotto in "Margine Rosso". Anche Bagnaria fu trasformato da Balnearia, dove furono scoperte le terme, fu trasformata in Bonaria. I cagliaritani hanno coniato tanti termini con cui "criticare" coloro che provenivano dai paesi lontano dalla città, ossia i "Biddunculi", da "Bidda", Paese, coloro che provenivano dai paesi, altrimenti detti i "Gabilli", coloro che arrivavano in città per fare acquisti a bordo della Gabillac, una vecchia Station Wagon.
Nessun commento:
Posta un commento