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domenica 9 marzo 2014

Il Signor Carciofo spinoso di Sardegna.

Il cardo è la pianta, il carciofo il suo frutto. Fino al 1929, il carciofo in Sardegna, veniva coltivato ad esclusivo utilizzo familiare e le zone con più alta produzione erano Serramanna, Villasor e Samassi nella pianura del Campidano. Le piante all'epoca venivano poste, accanto ai filari della vite. La superficie destinata alla coltivazione dei carciofi non era superiore ai sei ettari. Lo sviluppo di quest'ortaggio veniva bloccato della mentalità dell'epoca; infatti verso la metà degli anni quaranta, vi erano due categorie di agricoltori, su messaiu, il ricco proprietario terriero che coltivava il grano, i legumi e la vite e  s'ottuau (l'ortolano), una categoria di basso ceto, che spesso coltivava gli orti di proprietà altrui a mezzadria. S'ottuao, non aveva grossi terreni su cui coltivare i carciofi, che piacevano tanto anche a su messaiu.
Questa diatriba durò fino agli anni cinquanta, quando si ebbe una più grossa disponibilità idrica, grazie a diversi fiumi bonificati ed al contributo di carattere fondiario per la miglioria del suolo e la costruzione di pozzi d'acqua. Alla fine degli anni sessanta, la coltivazione del carciofo si sviluppava su 20.000 ettari di terreno, pari alla superficie spagnola. Negli anni settanta, la Sardegna deteneva il primato per la maggior superficie coltivata a carciofo. Nel 1946 una varietà di carciofo molto bello e saporito, era quella Bosana, proveniente appunto dai terreni di Bosa, innaffiati con l'acqua del fiume Temo. Nacquero così intorno agli anni cinquanta, le prime cooperative della zona e con l'avvento dei traghetti, il nostro prodotto poteva essere esportato in tutto il continente ed essere apprezzato anche fuori dalla Sardegna. Agli inizi degli anni sessanta, un carciofo spuntava il prezzo di 40 lire, ossia venti centesimi di euro e la giornata di un operaio costava 400 lire, quindi bastava vendere dieci carciofi per pagare un'intera giornata di lavoro ad un operaio. Oggi quel carciofo bosano, ha il suo marchio D.O.P., riconosciuto in tutta la Comunità Europea ed è la qualità di carciofo preferita dagli italiani, consumata a crudo, per le sue qualità nutrizionali che depurative. 

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