
(6.000 e 1.500 a.C.). Durante l'età fenicia si è intrecciata al culto della Dea Tanit ed all'epoca punico - romana, al culto di Demetra /Cerere. Nonostante le persecuzioni dell'integralismo cristiano, la civiltà matriarcale, è riuscita a trasmettersi fino all'età moderna, contribuendo al diffondersi del fenomeno antropologico di Matriarcato Barbaricino. Fin dai primi del '900 si diffuse il mito della donna sarda, anche grazie all'esposizione della scultura di Francesco Ciusa intitolata "La madre dell'ucciso", esposta nel 1907 alla Biennale di Venezia. Di lì a breve, emersero tutt'una serie di figure femminili rilevanti che furono i cardini della società sarda. I ruoli di autorità e di prestigio e la maggior libertà femminile, erano in larga parte dovuti ad uno stato di necessità, così come succedeva nelle società marinare, in quelle mercantili e manifatturiere. Da queste esperienze emergevano donne di polso, che malgrado tutto, riuscivano a gestire situazioni spesso difficili, costrette a portare avanti un'intera famiglia, quando i loro uomini stavano via per lungo tempo, costretti dal lavoro.


La "Supplenza Sanitaria" delle donne sarde durò a lungo, tant'è vero che per i festeggiamenti dell'Unità d'Italia, in Sardegna, ancora ben 105 comuni, erano privi di un servizio sanitario e 310 erano sprovvisti di farmacie. Sulla rivista "Sardegna Medica e su "Il Farina", molti medici lamentavano come il ramo così delicato di Ostetricia e ginecologia, fosse interamente in mano alle donne che da sempre facevano le levatrici, tramandando il mestiere di generazione in generazione, da madre a figlia e così via, impostando una diatriba tra le due categorie, medici e levatrici, che andava avanti dal 1700 per proseguire fino al 1860, anno in cui fu aperta a Sassari la prima scuola di Ostetricia, avvicinando le donne all'Università ed al mondo della medicina.Nel 1900 le donne iniziarono ad aprire le fabbriche a conduzione quasi esclusivamente femminile, pian piano si svilupparono i nuovi movimenti femministi per contrastare gli ambienati in cui l'accesso alle donne era precluso. A fine '800, diverse produzioni letterarie considerano la figura femminile il fulcro della società; una per tutte il premio Nobel per la Letteratura, Grazia Deledda, nel 1926, l'unica donna italiana, ancor oggi, insignita da questo titolo.
La rivista "La donna sarda", uscita in quegli anni, promuoveva lo scambio di nuove idee tutte al femminile; la funzione principale di quelle riviste era essenzialmente riunire le donne per un unico scopo, l'istruzione e l'educazione per poter organizzare al meglio la propria famiglia che stava alla base della società e per riuscire ad essere giuste ed imparziali con essa. Questa lunga storia è stata per me uno spunto per capire meglio come si è evoluto il ruolo della donna nella società sarda attraverso i secoli, e mi ha aiutato a trarre più facilmente le conclusioni ed a capire, come possa meglio la donna rispetto a chiunque altro, riuscire a svolgere ancora tanti ruoli, con disinvoltura e senza mai lamentarsi.
La rivista "La donna sarda", uscita in quegli anni, promuoveva lo scambio di nuove idee tutte al femminile; la funzione principale di quelle riviste era essenzialmente riunire le donne per un unico scopo, l'istruzione e l'educazione per poter organizzare al meglio la propria famiglia che stava alla base della società e per riuscire ad essere giuste ed imparziali con essa. Questa lunga storia è stata per me uno spunto per capire meglio come si è evoluto il ruolo della donna nella società sarda attraverso i secoli, e mi ha aiutato a trarre più facilmente le conclusioni ed a capire, come possa meglio la donna rispetto a chiunque altro, riuscire a svolgere ancora tanti ruoli, con disinvoltura e senza mai lamentarsi.
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