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martedì 1 maggio 2012

La Seta di mare o il Bisso di mare di Chiara Vigo


A Sant'Antioco, nel sud Sardegna, nasceva, 57 anni fa, Chiara Vigo, la maga del bisso di mare. Questa donna porta avanti una tradizione millenaria che risale ai Fenici,  realizzando  un singolare tessuto, detto Bisso, ottenuto dalla lavorazione dei filamenti della cozza. E' una fibra molto pregiata ed il suo colore cambia secondo l'esposizione al sole e va dall'ambrato all'oro.

Chiara Vigo rispetta il bisso come forma vivente evitando lo strappo dal fondale; ella,  studiando la vita del mollusco, ha scoperto che vi è un periodo dell'anno dove i fondali si fanno più morbidi ed è più facile estrarre il bisso senza ferire la natura. Anticamente i pescatori pescavano tanto e si potevano avere a disposizione grandi quantità di prodotto che serviva per realizzare abiti di pregio inestimabile per Papi, Regine e Capi di Stato. Oggi  la signora Vigo, riesce ad ottenere 600 grammi di prodotto all'anno da un banco di pinne in età adulta. La seta va dissalata per almeno 25 giorni cambiando ripetutamente l'acqua, fino a completa dissalatura, quindi filata secondo criteri millenari e poi ridotta in sottili fili che col ricamo danno vita ad immagini singolari, che parlano di Sardegna.


Chiara Vigo è l'unica persona in Europa e nel mondo, che ancora lavora il "Bisso di mare" e per via del "Giuramento del Bisso" non può guadagnare nulla dai suoi lavori, che vengono ceduti al Museo di Sant'Antioco, dove la gente incuriosita, accorre numerosa.



Quindi ci domandiamo come viva un'artista di così grosso spessore. Il Museo vive di piccole donazioni spontanee.
                                                                                                                                                                                                                                



2 commenti:

  1. La signora Chiara Vigo non è "l'unica persona in Europa e nel mondo, che ancora lavora il "Bisso di mare". Non lo è oggi come non lo era alla data di questo articolo (1 maggio 2012).
    A Sant'Antioco abbiamo altre donne che ancora portano avanti questa tradizione e sono le uniche a non avere mai tratto alcun profitto dalla lavorazione del bisso marino perchè mosse solo ed esclusivamente dal desiderio di non far morire questa lavorazione: sono le tessitrici Assuntina e Giuseppina Pes.

    A nessuno è consentito di prelevare il bisso marino della Pinna nobilis, nemmeno parzialmente, perchè l'animale è sottoposto a regime di tutela e protezione in conformità alla Direttiva 92/43 "Habitat" della Comunità Europea. La Pinna nobilis è addirittura inserita nella cosiddetta "lista rossa" di protezione rigorosissima, le specie presenti in questa lista non possono essere nemmeno disturbate in tutte fase della vita.
    Per sgombrare il campo da notizie prive di fondamento nel 2014 io stessa ho pubblicato un documento a forma del Comandante della Capitaneria di Porto di Sant'Antioco il quale dichiara che nessuno è autorizzato ad asportare i filamenti della Pinna nobilis.

    Le tessitrici Assuntina e Giuseppina Pes utilizzano infatti il bisso marino rimasto nella scuola del maestro d'arte Italo Diana (classe 1890) dopo la sua chiusura e custodito, dopo la sua morte, dalla figlia Emmma mancata 11 mesi fa, esattamente il 31 maggio 2018.

    Chi era il maestro d'arte Italo Diana?
    A Sant'Antioco negli anni '20 del Novecento Italo Diana aprì a proprie spese una scuola per la lavorazione del bisso marino e la tessitura per evitare che andassero perdute nel tempo.
    La scuola contava una decina di allieve. Fra queste ricordiamo Efisia Murroni e Leonilde Mereu perchè saranno proprio loro che insegneranno a loro volta quanto appreso dal maestro Diana alle donne che ancora oggi si dedicano a questa lavorazione: Efisia Murroni la trasmise ad Assuntina e Giuseppina Pes, Leonilde Mereu a sua nipote Chiara Vigo.

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  2. Ieri ho lasciato un mio commento su questo spazio e dopo averlo inviato risultava in attesa di approvazione.
    Posso sapere perchè il mio commento non è stato pubblicato? Grazie!

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