Intorno ai nuraghi aumentano le capanne nei villaggi, si incrementa la topografia; grazie al prosperare dei villaggi, le città stato fanno gola ai cartaginesi che mirano, non solo al controllo dei centri urbani costieri ma anche alle fertili pianure dell'entroterra; ancora più forte è l'interesse per le nostre ricche miniere di metallo, sempre state dominio delle genti nuragiche dell'interno. Da allora inizia una lunga guerra che vede i punici (le genti di Cartagine)penetrare fino all'interno dell'isola; arrivano da Karalis (Cagliari), Monastir e San Sperate, vanno verso Sulky, l'odierna Sant'Antioco, fino a Monte Sirai. Da Tharros occupano il Sinis, spingendosi fino a Narbolia e San Vero Milis (ottima la Vernaccia); messi alle strette, i sardi nuragici reagiscono ed in breve tempo occupano i territori invasi, minacciando la distruzione delle città costiere. Per la prima volta nel VI secolo a.C. la Sardegna rientra negli annali della storia. La letteratura classica infatti, ci fornisce un preciso resoconto su ciò che accade nell'isola. Per difendere gli interesserei punici, nel 540 a.C. Cartagine inviò in Sardegna un suo esperto generale, reduce dalla vittoria in Sicilia contro i greci, tale Malco. Egli sbarca in Sardegna con un corpo di spedizione il cui compito è appunto quello di liberare le città costiere dal pericolo di annientamento. Malco però trova ad attenderlo la feroce ed organizzata resistenza dei sardi nuragici che attaccano e travolgono i cartaginesi, ormai costretti alla ritirata ed a sopportare le pesanti perdite. Dopo tale disfatta, l'esercito cartaginese viene potenziato. In quel periodo viene introdotta nella nostra isola la zanzara anofele che nell'isola trova terreno fertile tra paludi, acquitrini e campagne incolte. A detta di alcuni storici l'isola, all'epoca, si trasforma ben presto in una terra maledetta, infestata com'è dalle micidiali zanzare anofele che si sono conservate molto bene, riuscendo ad arrivare all'epoca moderna; dal 1946 al 1950 vengono considerate un flagello per la Sardegna a causa della malaria che le stesse zanzare trasmettevano.
Cicerone chiama il poeta sardo Tigellio, "Hominem pestilentiorem patria sua" mentre gli inviati a Roma definiscono i sardi "razza maledetta". Ormai radicata nei secoli, la malaria continua ad imperversare durante la dominazione di Bisanzio con picchi elevati nel Medioevo. Durante il Feudalesimo, la gente sarda viene decimata e gli abitanti ridotti a 150.000, ossia, lo stesso numero di persone che oggi vive a Cagliari. Gli eserciti stranieri perdono spesso le loro battaglie non per la forza dei sardi, ma perché ai sardi, dava man forte la malaria, nemico invisibile ed invincibile.
Cicerone chiama il poeta sardo Tigellio, "Hominem pestilentiorem patria sua" mentre gli inviati a Roma definiscono i sardi "razza maledetta". Ormai radicata nei secoli, la malaria continua ad imperversare durante la dominazione di Bisanzio con picchi elevati nel Medioevo. Durante il Feudalesimo, la gente sarda viene decimata e gli abitanti ridotti a 150.000, ossia, lo stesso numero di persone che oggi vive a Cagliari. Gli eserciti stranieri perdono spesso le loro battaglie non per la forza dei sardi, ma perché ai sardi, dava man forte la malaria, nemico invisibile ed invincibile.
Per fortuna nel dicembre del 1943, gli americani introducono il DDT eseguendo una potente disinfestazione.
I cartaginesi si spingono all'interno della Sardegna tanto da distruggere la reggia nuragica di Barumini. A Malco successe Magone, vero fondatore della potenza cartaginese; Asdrubale, suo figlio morì in battaglia nel 510 a.C. e la guerra viene portata avanti da suo fratello Amilcare, vittorioso sui sardi che trovano riparo all'interno dell'isola. I cartaginesi ricostruiscono la fortezza di Monte Sirai e ne ripristinano delle altre nei punti strategici dell'isola. Quella cartaginese è un'occupazione molto più estesa di quella fenicia, tanto da arrivare nelle pianure e sulle colline dove fondano diversi centri abitati; così da una parte proteggono i loro commerci e dall'altra sfruttano le risorse agricole del nostro paese. Dopo la conquista dell'isola, Cartagine importa una grande quantità di indigeni berberi dal Nord Africa (Magreb), destinata alla coltivazione del grano nel Campidano. Cartagine regola i traffici navali da e per la Sardegna. Nel 509 a.C. viene sancito il primo trattato di Roma che riconosce a Cartagine il possesso della Sardegna e vieta ai romani ogni tipo di commercio con l'isola.
Nel 378 a.C. i romani fondano la colonia Sardonia che potrebbe essere identificata con la Sardegna, per la sua forma di sandalo. Dal 360 a.C. Cartagine decide di fortificare alcune città importanti della Sardegna a difesa dell'esponenziale crescita della Repubblica Romana. Per questo vengono costruite le mura di cinta intorno a Tharros, Sulcis, Nora e Karalis e vengono fortificate quelle di Olbia, Santu Antine e Genoni. L'occupazione punica trasforma anche l'organizzazione della Società Sarda. Le città diventano centri di potere politico, religioso, militare ed economico; viene inoltre imposto alla popolazione sarda un tipo di cultura diverso; dopo un periodi di forti scontri proprio in merito a questo, i rapporti tra sardi e punici migliorano, tanto da avere una fusione tra le due culture.
Nessun commento:
Posta un commento