martedì 26 aprile 2022

La Stonehenge Sarda - Pranu Mutteddu - Goni



A soli 53 chilometri da Cagliari, si trova Goni, un paesello con meno di 500 abitanti che nel suo hinterland racchiude un sito misterioso, Pranu Mutteddu, letteralmente, Piana del Mirto, una delle più importanti aree funerarie della Sardegna Preistorica, risalente al periodo Neolitico; è un luogo avvolto da leggende e suggestioni, un mondo ancestrale che parla attraverso enormi pietre della Sardegna,  un cimitero pre nuragico più antico di Stonehenge, nel Regno Unito; li i menhir vennero collocati nella loro ipotetica posizione originaria pensata dagli archeologi; l'area sarda è  più vasta e le pietre magnetiche sono state riportate alla luce così, come si trovavano, senza alterare il sito dove negli  anni ottanta iniziarono gli scavi che portarono alla luce molti manufatti riconducibili a comunità stanziali di cultura "Ozieri" risalenti al Neolitico recente 3200-2800 a.C.. 



Mentre a Stonehenge si consiglia di essere sul posto all'alba per ammirare i giochi dei raggi del sole che  si insinuano tra le pietre,  per lo stesso motivo, ci si deve recare a Pranu Mutteddu al tramonto, quando con i tiepidi raggi del sole iniziano a formarsi strane ombre che rievocano i fantasmi delle storie che ci raccontavano i nostri nonni. L'area è vasta 200.000 metri quadrati. Il complesso che racconta 5.000 anni di storia, ha un'alta concentrazione di menhir e megaliti, una sessantina di "Perdasfittas" (pietre conficcate) che  sono distribuite in lunghi allineamenti o singolarmente o in gruppi, quello più grande è di 20 elementi. Grosse pietre che dal profondo del suolo si ergono verso il cielo, protesi verso il Divino; le tombe hanno riportato alla luce vari suppellettili come  accette, pugnali, piattelli e collane, tanti oggetti che venivano posti accanto al defunto per accompagnarlo nella vita ultraterrena.  Un tempo i menhir venivano modellati dal vento e dall'acqua, poi vennero incisi e scolpiti per essere umanizzati per invocare le divinità con riti propiziatori per rendere più fertili i campi o gli addomi delle donne.



Tutte queste credenze non si conciliavano bene con la fede,  tant'è che papa Gregorio Magno, alla fine del VI secolo definì i sardi "adoratori di tronchi e pietre", così alcuni pontefici, successivamente decisero per l'abbattimento dei Menhir. Per fortuna, circa 1.000 di essi sono ancora in piedi in Sardegna. Nonostante i millenni passati, il loro carattere sacro oggi è ancora autentico e molte persone si recano ancora a pregare a Pranu Mutteddu. ( La gente ha perfino attribuito nomi di Santi ad ogni Menhir)


Le tombe vengono rappresentate a circolo e sono realizzate da una serie di cerchi in pietra conficcate nel terreno nel cui centro si trova una cella sepolcrale di forma sub rettangolare; altre sono rappresentate da una camera circolare e da un corridoio segnato da filari di pietra conficcati nel terreno e coperti da lastroni. Il complesso monumentale sorge su un'area fittamente ricoperta da querce secolari e da macchia mediterranea ma non mancano i prati di ciclamini  ed orchidee selvatiche, grossi cespugli di mirto e lavanda che profumano tutta l'aria intorno. Nell’area intorno si trovano diverse “Domus de Janas”, le case delle fate, scavate in orizzontale nella roccia. 





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